Nisida

Nisida

domenica 31 ottobre 2004

L'ASSENZA


Sarai distante o sarai vicino
sarai più vecchio o più ragazzino
starai contento o proverai dolore
starai più al freddo o starai più al sole

Conosco un posto dove puoi tornare
conosco un cuore dove attraccare

Se chiamo forte potrai sentire
se credi agli occhi potrai vedere
c'è un desiderio da attraversare
e un magro sogno da decifrare

Conosco un posto dove puoi tornare
conosco un cuore dove attraccare

Piovono petali di girasole
sulla ferocia dell'assenza
la solitudine non ha odore
ed il coraggio è un'antica danza

Tu segui i passi di questo aspettare
tu segui il senso del tuo cercare

C'è solo un posto dove puoi tornare
c'è solo un cuore dove puoi stare

DAMIEN HIRST DIXIT



Quello che piu' mi piace di Napoli è la sua sporcizia.
E' lo specchio della società odierna.



Damien Hirst, artista contemporaneo, è inglese come Jack the Ripper e Hannibal Lecter.
La sua mostra antologica la si puo' ammirare al Museo Archelogico di Napoli, mentre al Museo di Capodimonte c'è Caravaggio (difficile scegliere, eh?).
L'opera piu' significativa di Hirst si chiama "A thousand years", è una grande teca posta al centro del salone, in cui una vera testa di bovino, mozzata, perfettamente conservata, è aggredita da migliaia di mosconi neri, vivi e svolazzanti.
Il resto della mostra fa pensare di avere sbagliato destinazione: pecore, mucche e maiali sezionati in verticale o orizzontale, calati in teche di formaldeide per conservarli. Una cosa a metà tra Anatomia Patologica e il macello comunale.
Sono inoltre esposti "i ferri del mestiere" del nostro: taniche di formaldeide, siringhe, guanti, occhiali protettivi e lame di vario tipo.
A me hanno ricordato "The silence of the lambs".
Chiudiamo la recensione con l'opera piu' recente: Adamo ed Eva finalmente insieme.
Su due carrelli da sala operatoria giacciono due cadaveri ridotti all'osso, ricoperti da lenzuoli da cui occhieggiano alcuni rifiuti organici.
E Bassolino lo ha pure ringraziato per avere scelto Napoli!
Nun me facite parla' .....
Ma se sape, je nun capisco niente di "modern art" (e figuriamoci Bassolino)




 


Ma voi ve la mettereste in salotto quella teca? E guardate il contenuto !


A Thousand Years - Hirst's cow's head





















 


 


 


 


 


 


 


 


 















sabato 30 ottobre 2004



IL MIRACOLO DI SAN GENNARO
Vero o falso?






( da un articolo del Corriere del Mezzogiorno di oggi)





 


 


Se ne occupa il National Geographic in un documentario in onda sulla Tv inglese.
Già tempo fa l'antropologo Alfonso Maria Di Nola si interesso' del fenomeno esprimendo scetticismo sulla veridicità del miracolo.
L'occhio della telecamera entra nel Duomo a raccontare il miracolo e riprende la teca che estratta dall'armadio già mostra il suo contenuto allo stato liquido, che trema durante il viaggio fino all'altare maggiore.
Lo sventolìo di un fazzoletto bianco certifica alla folla l'avvenuto miracolo (anche se la Chiesa preferisce parlare di "prodigio".
A questo punto interviene Luigi Garlaschelli, professore all'Università di Pavia e consulente del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), nato nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di studiosi, tra cui Margherita Hack, Silvio Garattini, Giuliano Toraldo di Francia, Tullio Regge e Adriano Visilberghi, che da anni conduce indagini su fenomeni che la scienza non riesce a risolvere.
Garlaschelli pubblica nel 1991 sulla rivista Nature, un articolo dal titolo "Working bloody miracles" dove fa riferimento a materiali "tissotropici", che hanno la proprietà di diventare fluidi se sottoposti a sollecitazione meccanica, come ad esempio il moto rotatorio.
Secondo la Tv inglese lo scienziato ripete il miracolo. Versando in una bottiglia acqua, sale comune, carbonato di calcio e cloruro ferrico (molisite, materiale vulcanico abbondantissimo sul Vesuvio), si ottiene questa sostanza tissotropica che allo stato di riposo solidifica per tornare a liquefarsi appena si agita la bottiglia.
Si obietta che gli esperimenti dovrebbero essere fatti sulla teca custodita nel Duomo di Napoli, ma finora la Curia non ha mai dato il beneplacito.
A Napoli c'è anche un altro mistero: lo scioglimento del sangue di Santa Patrizia che avviene ogni martedi' a San Gregorio Armeno, ma anche li' le suore hanno sempre impedito al Prof. Garlaschelli di avvicinarsi alle ampolle.


Per la cronaca, il miracolo avviene 2 volte l'anno: il 19 settembre (San Gennaro) e la prima domenica di maggio, provocando intasamenti paurosi nel centro città, dove il Santo viene portato in processione, a cui partecipano anche le cariche dello Stato (Governatore Bassolino e Sindaca Iervolino). E pensare che San Gennaro è stato anche considerato Santo di serie B. E anche durante la rivoluzione napoletana del 1799 gli fu preferito Sant'Antonio, avendolo considerato in odore di tradimento.











VURRI' ADDIVENTARE PESCE D'ORO
(Villanella di anonimo del '600)











 


 


 


 


 


(P.Klee, Il pesce rosso)




Vurri' addiventare pesce d'oro
pe' ghire a li prufunne de lu mare;
veness' o piscatore e me pescasse,
dint'a na chianelluzza me mettesse;
venesse nenna mia e m'accattasse,
dint'a na tielluzza me friesse;
po' cu chella vucchella me magnasse,
dint'a lu core suio me ne iesse.


Vorrei diventare un pesce d'oro
per andare nelle profondità del mare;
che venisse il pescatore e mi pescasse,
e dentro un canestrino mi mettesse;
che venisse la mia ragazza e mi comprasse,
e dentro un padellino mi friggesse;
e poi con quella boccuccia mi mangiasse,
e dentro al cuore suo me ne scendessi.
















MALEDETTO SHOPPING



Se guardi una vetrina e ti piace un vestito, alla fine scegli sempre quello di cui non hanno  la misura.
Se ti piace e hanno la misura, lo indossi e ti sta da schifo, ma la commessa insiste che ti sta benissimo e alle tue rimostranze chiede se ritieni che ti stia meglio quello che indossavi prima.
Se ti piace e hanno la misura e ti sta bene, costa un botto, ma la commessa afferma che è una cifra irrisoria, rispetto a quello che costava prima, e così ci fai pure una figura da pezzente.
Se ti piace e hanno la misura e ti sta bene e puoi permettertelo, la prima volta che lo indossi o si straccia o si macchia in maniera indelebile.
Per colmo, di fronte casa mia hanno aperto un negozio che si chiama "taglia 46".
Bene, non so se è fatto apposta, ma persino la porta è stretta e non ci si passa, mortacci loro.... mi hanno fatta sentire una balena.
E pensare che c'è gente che fa shopping per tirarsi su il morale.
A me scende a picco, ecco

venerdì 29 ottobre 2004

ATTREZZATURA APOTROPAICA



Bene, la giornata è cominciata come comanda Iddio.
Pioveva e andavo a prendere il metro'. Nell'incrocio c'era un'immensa pozzanghera d'acqua e un'auto, senza neanche pensare che ci potessero essere dei pedoni, con effetto motoscafo ha alzato un lungo baffo d'acqua e ci ha colpiti fin sul marciapiedi. Splasssshhhhhh !!!!
Il mio povero taierino grigio perla è ridotto come uno strofinaccio fradicio.
Oltretutto nella fretta di uscire ho dimenticato a casa la borsa portadocumenti e adesso devo vedere come recuperarla.
E speriamo che le sfighe siano finite qua!
Credo che dovro' adottare provvedimenti apotropaici, sì.
Si Kom... e non dire apotroche' ???
Vuol dire che dovro' munirmi di necessaire anti-sfiga:

- Cuorne e curnicielle, possibilmente di corallo;
- 'o ncienso (incenso) contenuto in apposita buatta, da agitarsi al chiuso e all'aperto;
- 'a Smorfia (libro riferentesi alla cabala che permette il fai da te per la trasformazione in numeri, da giocarsi al Lotto, di tutto cio' che avviene nel quotidiano)
il tutto accompagnato da invocazioni tipo:
Aglie e fravaglie fattura ca nun quaglie.... (intraducibile) accompagnato da gesti acconci, stile Presidente del Consiglio in Spagna o meglio come Gassmann nel film Il Sorpasso ('e ccorne).
Infine, "Grattatio pallorum non est superstitio, sed remedium bonum contra omnia mala", come ci hanno giustamente insegnato al liceo.



 



E speriamo che me la cavo !


giovedì 28 ottobre 2004

UN UOMO E UNA DONNA


 


 


 


 


 


 


 
























































































Sembra il titolo di un elegante film anni ’60 di Lelouch.
Due persone si incontrano, si separano, si incontrano di nuovo, una splendida musica di sottofondo, patinata, carezzevole. Tutto è pulito, levigato, perfetto.. troppo.

Un altro uomo, un’altra donna, si incontrano una sera in un luogo immateriale e parlano a lungo durante la notte. Niente lavoro l’indomani.
Parole, all’apparenza banali, tracciano piccole linee sottili e tenaci come ragnatele.
Alla fine la tela è così fitta e resistente che intrappola i due e la donna lotta per venirne fuori.
Si dibatte, si divincola e strappa via da sé la rete sericea, clicca su “disconnetti” e riemerge nella sua realtà, frastornata e incredula.
La donna va a dormire con il pensiero rivolto alla serata appena trascorsa e sogna.


 



C’era una volta.
Tanto e tanto tempo fa, come una fiaba di G.B. Basile, una ragazza era seduta sulla riva del mare, la gonna accartocciata intorno alle lunghe gambe, i capelli che le coprivano il viso chino, le dita immerse nella sabbia sottile.
Le onde si avvolgevano pigramente su se stesse, trascinando svogliatamente i sassolini lungo la battigia.
La brezza muoveva lentamente i lunghi riccioli e la gonna di garza bianca, mentre un’onda più rapida guadagnava la riva bagnando il vestito, che diventava trasparente.
Un cocker biondo con le lunghe orecchie ondeggianti correva incontro alla ragazza, agitando festosamente il moncherino di coda, spruzzando sabbia dappertutto.
Dopo un po’ arrancando dietro al cane arrivava un ragazzo, capelli lunghi, occhi nocciola, con una pesante sacca piena di libri sulla spalla. Lei gli correva incontro e il cane la inseguiva, cercando di farla cadere ad ogni passo.
Seduti sulla riva, vicini, lei poggiava la testa sulla sua spalla e guardavano assieme il sole che cadeva, tagliato in due da una lunga e sottile nuvola, simile ad una coppa di vino rosato e scintillante.

































 Lui la abbracciava e lei, stretta tra le sue braccia, iniziava a sussurrargli una storia:

 




C’era una volta un uomo una donna.
E poi era silenzio, che scendeva tra i due, denso, difficile da interrompere, quasi un presagio di lontananza, di addio. Mancava poco alla fine della vacanza, ormai.
La sera, l’ultima, avanzava inesorabile, l’ultimo falò sulla spiaggia, la chitarra, le canzoni di Battisti, con l’armonica che accompagnava, i bagliori rossi della lava eruttata dallo Stromboli in lontananza e le vibrazioni della terra di Calabria.
In quel luogo incantato, un giorno, la ragazza sarebbe tornata con il suo bimbo di pochi mesi e gli avrebbe raccontato tutta la magia di quei giorni, le emozioni che levano il fiato, i sogni ancora tutti da realizzare, i profumi degli agrumi e del gelsomino, la poesia di Ignazio Buttitta che dice di aver incontrato il Signore, tutto mescolato assieme, a derivarne il sentimento di felicità e appagamento chiuso per sempre nel suo cuore.

 



C’era una volta tanto tanto tempo fa un uomo una donna.
La donna continua a dormire e sogna.
E’ seduta davanti al computer e scrive lunghe righe che si dipanano sullo schermo, poi si ferma e legge le righe di risposta dell’uomo, anche lui seduto davanti al suo computer.
Legge, e piano piano l’uomo diventa sempre più reale, una presenza viva, e allora lei istintivamente allunga la mano a cercare l’altra mano, incontra il mouse e lo stringe come una carezza.
Le due mani si stringono, si intrecciano, salgono a sfiorare il viso e la donna, appoggiata all’uomo, tranquillamente inizia a raccontare.
C’era una volta tanto tanto tempo fa un uomo una donna un bambino.
La donna si sveglia, è mattina ormai.
Ma resta, sospeso su di lei come una nebbia leggera, il lungo sogno durato una notte.
C’era una volta un sogno, solo un sogno.

mercoledì 27 ottobre 2004




UNA NOTTE DA CANI




E' notte alta e sono sveglia...
come quella canzone becera che accompagna Marzullo...oddio.
I cani della zona si sono messi d'accordo e ora fanno un concerto per soli, coro e orchestra.
Un setter dalla voce di basso ritma, interrotto dalla vocina acuta di un volpino.
Il doberman del fabbro interviene e aggiunge le sue note e il pastore tedesco del pianterreno ulula un blues sulle voci degli altri.
Un'auto sbanda e si ferma in un cartellone pubblicitario, dopo una lunga e acuta frenata.
Spesso al mattino all'incrocio si trova una mare di vetro che cosparge il manto stradale come una granita di limone luccicante.
Chiudo i doppi infissi, ma il concerto continua, solo un poco ovattato.
Mi sono sempre chiesta cosa spinge i cani ad abbaiare durante la notte, così senza apparente motivo. Ovviamente accompagno i miei pensieri alle maledizioni inviate ai loro "padroni" che beatamente continuano a dormire nonostante il casino colossale.
Forse si sentono soli, povere bestie prigioniere e cercano solidarietà dai loro compagni, detenuti anch'essi.
Il cielo è scuro di nuvole, niente stelle, minaccia la pioggia.
E visto che non si dorme mi faccio un caffè e mi siedo sul divano a sfogliare il Corriere.
Un articolo attira la mia attenzione: Arriva il chirurgo estetico per cani.
Ecco, solo questo ci mancava. Dopo le rinoplastiche e le tette al silicone, ora anche i cani non si salvano più.
Gli interventi piu' richiesti sono alle orecchie, alla coda, rimozione di eccesso di pelle intorno agli occhi (le borse canine?) e non solo chirurgia, spesso il vet brasiliano  ricorre al botox (botulino) iniettato sotto pelle.
Così corregge le imperfezioni che possono pregiudicare il voto finale alle esposizioni canine. Fatti un cane su misura, insomma.
Boh.. sarà un incubo. Sto dormendo e sogno fregnacce.
Altrimenti dovrei pensare che, rifatti tutti i culi e le tette delle ballerine brasiliane di samba, ora sono passati ai cani. Mica possono restare senza lavoro i chirurghi estetici, no?
Maronna, che nottata da cani questa!



















martedì 26 ottobre 2004

E ADESSO PER PAR CONDICIO LA FASTWEB


composto il 192193 inizia il labirinto di reindirizzamenti che mi porta finalmente a:


call center - buongiorno, sono Gaia, in cosa posso aiutarla?
io - (non sapevo di aver bisogno di aiuto, ma non sottilizziamo) buongiorno, m'è partita la centralina, non ho piu' telefono, connessione e neanche tv
call center - ok, mi dica quali lucette (cretina, lo so che si chiamano led, che dici lucette) sono accese
io - la gialla e la rossa, credo occorra un tecnico
call center - bene, ora stacchi i collegamenti del pc e della tv dietro la centralina
io - staccati
call center - ora stacchi la corrente
io - staccata
call center - ora quali lucette vede?
io - come quali lucette? ho tolto la corrente
call center - ok la rimetta ora
io - rimessa
call center - ora mi dica, la spina della corrente è nella parete o in una scarpa?
io - in una scarpa
call center - la tolga e la metta alla parete
io - non ce l'ho una spina libera nella parete
call center - potrebbe essere fulminata la scarpa
io - no, ha pure la lucetta accesa
call center - beh potrebbe essere fulminata la presa dove è connessa la centralina
io - e allora come farei a vedere le lucette della centralina che ho detto a lei?
call center - ok, non la tolga allora. Mi scusi ma questa è la cosa che capita piu' di frequente
io - non è mica colpa mia se a lei capitano idioti che non mettono la spina
call center - ok, ora rimetta le connessioni tv e pc
io - messe
call center - che lucette vede?
io - (ancora) gialla e rossa
call center - va bene, lei ha bisogno di un intervento tecnico
io - l'ho detto mezz'ora fa
call center - attenda in linea che compilo la richiesta
io - (intanto il cell mi frigge il cervello, mentre ascolto clac clac rumori di tastiera, ma che starà scrivendo questa? la sentenza di Andreotti?)
call center - clal clac clac clac (dopo un'altra mezz'ora) ok, il tecnico verrà alle 18,30... lei è a casa?
io - conto fino a dieci ... si (dove potevo essere se guardavo le lucette?)
call center - buona serata
io - anche a lei


ah.. e non provate a barare e dire che avete staccato le spine perchè se ne accorgono, eh?


Dove sei Telecom... al massimo avrei parlato col cane io (sono lieto di darle il benvenuto nel servizio assistenza TIM)


sigh sniff wofff


































VARIE ED EVENTUALI


Oggi sotto casa ho visto per la prima volta il carabiniere di quartiere.
E' un armadio con la faccia di uno che si è appena svegliato e neanche tanto bene.
Certo non sembra Indiana Jones, ma proprio non ce lo vedo all'inseguimento dello scippatore.
Se ci fossero, gli scugnizzi gli tirerebbero palline di pane e coppetielli, tanto sembra innocuo.
Ma ahime' nel mio quartiere di scugnizzi non ce ne sono, scippatori si'..


Al telefono
- Buongiorno, qui è la Telecom
- Dica
- Devo parlare con l'intestatario del contratto
- non ce l'ho piu' un contratto con voi
- si, lo so, lei è abbonato Fastweb
- e allora che volete?
- stiamo facendo un sondaggio, lei si trova bene con Fastweb?
- conto fino a 10 prima di rispondere
- signora, allora mi risponde?
- penso a tutte le telefonate al 187 e rispondo: si benissimo grazie, ma voi che fate, prima fate scappare la gente e poi vi preoccupate se ci troviamo bene?
- grazie signora, buongiorno ... e riattacca di corsa.



In Farmacia
- Buongiorno, vorrei un tubetto di Calmogel
- (fruga un po' in giro) ... non c'è
- va bene.. arrivederci
- signora, lo puo' ordinare e torna oggi pomeriggio (ormai va così, le medicine si prendono su ordinazione, chissà se Sirchia lo sa)
- d'accordo, me lo ordini che torno oggi pomeriggio
- mi da' il suo numero di telefono e il cognome?
- e perchè? mi chiamate nel caso che non arriva?
- no no, è per un fatto interno
- un fatto interno? e a che serve al vostro interno il mio telefono?
- signora, non posso spiegarle, è una cosa interna della nostra ditta
- scusi, ma lei lo sa che c'è una legge sulla privacy? lei non puo' rispondere cosi'.. un fatto interno.
- se non mi da' il telefono io non le ordino la crema
- ok la ordini lo stesso e se la metta nel ......  (non ho contato fino a 10 stavolta)


BOH... E POI DICE CHE UNO SI INCAZZA






























7 a 0 ..... CAPPOTTO !!


E questo è solo un assaggio !!


E fa niente che ora ci sia D'Antoni, prima c'era la Mussolini.


 


 





V'avimmo stracciato

 



 



 



 



 



Prime osservazioni


Bruno Vespa stasera è scappato sull'Isola dei Famosi (e che ci resti)


Follini e La Russa ammettono di avere perso (e vulesse pure vere' comme fanno a dicere)


A Gallipoli i DS ce l'hanno fatta lo stesso senza D'Alema


In Campania il pentito D'antoni ce l'ha fatta su un Laboccetta già dato per vincente (bagno di folla a Ischia di Fini e Berlusconi)


Marzano dice che gli elettori non hanno capito le riforme fatte dal Governo (o forse abbiamo capito troppo bene?)


Ma sì, andiamo a farci un bel brindisi in bandana, va'




 



 

lunedì 25 ottobre 2004



LE TUE PAROLE


Piccole perle di cristallo
le tue parole.
Le ho infilate su un fragile filo
per tenerle assieme nei miei ricordi.
A volte le guardo,
per riprovare
l'emozione
che mi hanno dato
la prima volta
che le hai pronunciate


 










sabato 23 ottobre 2004

A TAVOLA CON ORAZIO


Oggi a pranzo pasta e ceci, un primo piatto che in casa mia si fa da sempre.
Cotti i ceci, ci si aggiunge la pasta, le laganelle, losanghe irregolari tagliate a "pettola".
Orazio ne parlava in una satira come del suo piatto preferito: catinum ciceris laganique.
Considerando che i ceci sono gli stessi del tempo di Orazio, che la pasta fatta a mano con il grano duro sia piu' o meno simile a quella dei tempi di Orazio, che l'olio di oliva è sicuramente piu' vecchio di Orazio, possiamo affermare che la minestra di ceci che mangiava Orazio è quella che oggi sarà servita a tavola alla mia famiglia.
Ma non basta.
La parola laganella proviene dal greco "lagànion" e fa andare ancora piu' indietro nel tempo.
La lagànion era una sottile focaccia (la pettula dei latini) che forse era anche l'antenata della pizza napoletana (ovviamente senza pomodoro, Colombo era ancora lontano), usata nella Magna Grecia, e veniva cotta su lastre di pietra bollente.
E siamo così arrivati al IV-V secolo a. C.


Per secondo piccole alici fritte, sale e un pizzico di pepe, come consigliava Mimì Rea.

venerdì 22 ottobre 2004

Gocce di tristezza scivolano lente nei miei pensieri...
















 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


giovedì 21 ottobre 2004

Leggo da "il Riformista" di oggi


Il cardinal Martino e la campagna sanfedista


In questi giorni di campagna elettorale, negli Usa, c’è un signor Balestrieri, presidente di un comitato cattolico (ricorda i comitati civici italiani di Gedda), che mostra ai giornali e alle tv una «lettera del Vaticano» la quale certifica la scomunica per chi sostiene la legge sull’aborto. Insomma, Kerry è scomunicato e Bush santificato. Ci chiediamo: in Italia debbono considerarsi scomunicati tutti gli italiani che, nel referendum (1981), votarono per mantenere la legge sull’aborto (il 68% dei votanti)? Eppure c’è chi, come il cardinale Renato Martino, continua a dire che sarebbe in corso «una nuova inquisizione piena di soldi e arroganza che tenta di sommergere la voce del Papa». Soldi e arroganza li vediamo ancora una volta nella campagna sanfedista dei fanatici Usa alla Balestrieri. Eppoi, eminenza, la voce del Papa l’ascoltiamo in tutte le radio e tv. L’annuncio di un suo libro, con poche righe di anticipazione, ha impegnato tutti i mezzi di comunicazione, e tanti intellettuali sono quotidianamente chiamati a interpretarne il senso. A proposito di inquisizioni, possiamo umilmente chiedere al cardinale Martino notizie sulla lettera recapitata a Mister Balestrieri?


Non so a Voi, ma a me ricorda la Bolla di scomunica di Pio XII che a quanto pare non è stata mai cancellata.


LA SCOMUNICA AI COMUNISTI


1. NON E' LECITO
Iscriversi ai partiti comunisti e dare ad essi appoggio


2. NON E' LECITO
pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali o fogli volatili che sostengono la dottrina o la prassi del comunismo, o collaborare in essi con degli scritti


3. NON SONO AMMESSI AI SACRAMENTI
I fedeli che compiono consapevolmente e liberamente gli atti di cui sopra


4. SONO SCOMUNICATI COME APOSTATI
I fedeli che professano la dottrina del comunismo materialista ed anti-cristiano ed anzitutto coloro che la difendono e se ne fanno propagandisti.



LA SCOMUNICA è una pena medicinale per la quale uno viene escluso dalla Comunione dei fedeli con gli effetti sanciti dal Diritto Canonico.


L'APOSTASIA è l'abbandono della fede cattolica


Dovere dei fedeli è dare la piu' ampia diffusione al relativo Decreto del Santo Uffizio.

CRONACHE SCOZZESI



Il lungomare di Ayr


In agosto eravamo in Scozia.
Chi viaggia è abituato a non stupirsi di nulla, ma una cosa mi ha mandata fuori dai gangheri.
Era ora di cena ma non avevamo ancora fame, eravamo ad Ayr, una bella cittadina di mare con una spiaggia stupenda e c'era persino un cartello che parlava della qualità dell'acqua. Peccato che facesse così freddo da chiedersi come facessero a vivere i colibatteri.
Torniamo indietro verso il ristorante che avevamo adocchiato; sembrava decente e i piatti che si intravvedevano erano appetitosi: fish & chips oversize.
Cerchiamo di entrare ma la porta era chiusa, ci sbracciamo per farci aprire ma nessuno ci nota, eravamo invisibili. E c'era pure quel marcantonio di mio figlio (cm 187).
Niente. Dopo circa 10 minuti ci accorgiamo di un cartello in basso sulla porta. C'era scritto che l'accesso alla sala restaurant terminava alle 20,30, un'ora prima delle 21,30, orario di chiusura. Controllammo l'orologio: erano le 20,40.
Tenete conto che ci siamo sbracciati la' fuori per circa un quarto d'ora, tra le risatine di quelli che stavano già sbafando il fish & chips, quindi prima delle 20,30 regolamentari.
Tentata una trattativa con una tipa che ci aveva aperto per dire che era chiuso, dovemmo volgere in ritirata. Ci disse che potevamo ordinare e portarcelo via.
Si, col cavolo. Faceva un freddo cane, io indossavo una sciarpa che sembrava un burqa e dove andavamo a mangiarcelo quel pesciazzo puzzolente, sulla spiaggia?
Oltretutto c'erano centinaia di gabbiani a raid aereo, che le frecce tricolori erano nulla al confronto e il rischio di essere scacazzati non era per niente basso.
Sconfortati ci avviammo verso il centro e tra decine di negozi che spacciavano cibo cinese, indiano, pakistano, vietnamita e chi piu' ne ha piu' ne metta e neanche uno straccio di supermercato che quelli chiudevano alle 17, inciampammo in una cartamoneta da 10 sterline, che raccogliemmo prontamente e prontamente andammo ad investire in un paninazzo con hamburgher e regolamentari cucumber. Mandammo benedizioni al fish & chips e dopo un giretto al pub per conoscere da vicino gli 'mbriaghi scozzesi, tornammo in albergo, dove il cucumber ci fece compagnia fino al mattino dopo. Dovette vederserla poi con una robusta scottish breakfast e devo riconoscere che fu una lotta ad armi pari.

mercoledì 20 ottobre 2004

Oi dialogoi


P - Allora che dici? Sono passati 6 giorni dall'inizio, come va questo blog?
C - Boh.. che ne so.. sono combattuta. E' iniziato come un gioco ma rischia di diventare qualcosa di diverso. Ti confesso che mi fa paura.
P - Diverso in che senso? Hai paura di metterti in gioco? Temi di mostrarti come sei senza la tua pungente buccia di ficodindia?
C - Forse sì, è questo. Un po' quello che dice Almost a proposito della cipolla.
P - E temi che sfogliando sfogliando si arrivi alla polpa dolce del ficodindia?
C - Si, ma pensa quanti semi da sputare ci sono. Ci devi pensare bene prima di inghiottirla. In realtà credo di essere alquanto indigesta.
P - Ma non mettere il carro davanti ai buoi.. continua così, magari chi legge non ha nessuna intenzione di sputare.
C - Quando ho iniziato mi sembrava di non avere idee, una specie di panico da pagina bianca.
P - E adesso?
C - Adesso c'è un mulinello pazzesco. Le idee, i concetti, si affollano verso l'uscita e fanno a gara a chi viene fuori per primo. E poi c'è la censura: questo no... questo ni... vediamo questo..sì.
P - Sempre la solita, col tuo ficodindia del piffero... e smollati un poco, dai. Devi solo capire perchè e per chi scrivi.
C - Questo io l'ho capito, scrivo per me. Ma mi piace anche leggere quello che gli altri pensano. E a volte si crea qualcosa di gradevole se si partecipa in tanti.
P - Come la storia nella storia di Wynck?
C - Esatto, mi è piaciuto moltissimo lo sviluppo.
P - E' un buon risultato per una imbranata neghittosa come te.
C - Fratello, meriti proprio una pernacchia, tie'.

La magnolia di San Martino





 Tavola Strozzi, particolare del Belforte e della Certosa di San Martino

A San Martino, la parte più alta della collina del Vomero c'è il Castel Sant'Elmo, che una volta si chiamava Belforte, e, appoggiata alle mura a sud, c'è la Certosa di San Martino che ospita anche un Museo, dove si possono ammirare antichi presepi napoletani.
Questa zona del Museo è chiamata "il quarto del Priore".
Entrando dal portone d'ingresso e percorsi due cortili, di cui uno ospita le carrozze di Ferdinando e Carolina, si arriva all'esterno, dove si trovano giardini a terrazza, chiamati "la passeggiata dei Monaci".
Tutta la città si snoda ai piedi della Certosa, e dal Castel Sant'Elmo, l'antica piazza d'armi, si ha una visione circolare di tutta la città.
Percorrendo "la passeggiata" si arriva ad un piccolo terrazzo, reso fresco ed ombroso da una grande magnolia e, appoggiata sulla balaustra che corre lungo la scala, una meridiana lunare.
Non ne ha mai vista un'altra, solo in quel luogo.
Durante la pausa del pranzo, quasi ogni giorno con alcuni colleghi, in auto, raggiungevamo la terrazza della magnolia. Ci portavamo dei panini e facevamo colazione, seduti sulle panche di piperno, una pietra lavica, molto diffusa a Napoli come materiale di costruzione. Era un orario tranquillo e il parco silenzioso. I bambini e le baby sitter erano tornati a casa e si potevano sentire i rumori ovattati della città: la sirena di una nave al porto, il motore di un rimorchiatore spinto al massimo, ma traffico niente, non arrivava fin là.
Si sentiva anche il canto del gruppetto di merli che abitavano la magnolia e che a volte scendevano a beccare le briciole delle nostre colazioni.
Stavamo lì a chiacchierare e sembrava che il tempo si fermasse.
Distratti, appoggiati alle panchine di pietra grigia, coperti dal grande ombrello della magnolia, spesso eravamo richiamati dal custode del Museo, che doveva chiudere il portone. Ormai ci conosceva e veniva a cercarci per buttarci fuori.
Ripercorrevamo riluttanti il sentiero, stavolta dalla parte interna, più fresca perché ricoperta da una vigna e da glicini. Sulla parete piastrelle verdi e gialle fiorite, le classiche piastrelle vietresi.
L'ultima fermata, la scaletta nella curva, da cui lo sguardo, superando il verde della Villa Floridiana, si spingeva fino al Capo di Posillipo.
E con gli occhi pieni di sole ritornavamo al lavoro. Quell'intervallo era il nostro ossigeno.
Spesso, negli anni successivi, ci sono andata con mio figlio in quel luogo.
Ricordavo tutti i punti sconnessi nel pavimento, gli scalini consumati, la meridiana lunare e la profumata magnolia che sovrastava il tutto. E lui con me, ha imparato ad amare quel posto magico e a farlo suo.
E pochi giorni fa, ho scoperto che ci ha portato i suoi amici e sono rimasti seduti a lungo sulla terrazza della magnolia, che generosamente allarga il suo ombrello protettivo alle prossime generazioni di ragazzi, eserciti di "filonisti" che al mattino, col sole splendente, si accorgono di non avere voglia alcuna di rinchiudersi in un'aula.

lunedì 18 ottobre 2004

Una storia sbagliata


E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
e' una storia sbagliata.


Purtroppo è una storia vera.
Un ragazzo di 17 anni è morto ammazzato come un camorrista perchè ha commesso un errore: ha rubato il motorino a una ragazza sbagliata, figlia 14enne di un camorrista.
L'affronto non poteva passare sotto silenzio. L'uomo, presa con se' la figlia sulla moto, ha pattugliato il quartiere alla ricerca del ladro.
Nel giro di poche ore la ragazza ha riconosciuto il ladruncolo e lo ha indicato al suo papa', che sceso dalla moto, gli ha sparato prima un colpo e poi, avvicinatosi, lo ha finito con un colpo alla nuca, allontanandosi indisturbato tra la gente.
La complicazione ulteriore è che il ragazzo ammazzato è fratello di un camorrista pentito che sta collaborando attivamente. Inoltre pare che il bravo figliolo stesse a sua volta sgomitando per conquistarsi un posto al sole e avere così un futuro da boss camorrista.
Morale: si puo' morire per un motorino anche se si appartiene alla categoria dei ladri.










 La nostalgia del mare



Ogni volta che mi allontano da Napoli lo faccio volentieri.
La mia città amata e odiata.
Penso di liberarmi dalla sua magia andando via verso il Nord.
E quando ne sono lontana non ci penso, quasi non ne sento la mancanza.
E' come una prova a cui mi sottopongo, voglio dimostrare che posso vivere dappertutto.
La capacità di adattamento in fondo è una nostra prerogativa, secoli e secoli di dominazioni ci hanno resi così.
Ma poi, sulla via de ritorno, specialmente quando viaggio in treno, guardo fuori dal finestrino e cerco il mare.
Ho bisogno della vista del mare, non posso vivere senza il mare e aspetto con ansia l'arrivo a Formia, dove vedo finalmente l'azzurro invadere il mio orizzonte e sento dentro di me un'urlo di gioia.
Sorrido e vorrei gridare: sono a casa!

Ue' guardate qua che ho trovato !!


ATTENTI AI BLOG


http://www.pinoscaccia.rai.it/torre/archives/002014.php



 


 


 

domenica 17 ottobre 2004

L'ASSENZA


Vorrei scriverti una lettera un giorno, dove elencare alla rinfusa le emozioni, i ricordi, i profumi, tutto mescolato assieme come lo era una volta, quando ti dicevo di non lasciar fuggire la speranza, la vita.
Ma entrambi avevamo la certezza che, anche se il tempo passa e sì, anche la vita passa a volte, restano i legami e i sentimenti importanti, che non si possono annullare.
Il viale di pioppi è quasi spoglio, solo un acero fiammeggia con i suo colori accesi e le foglie cadute giocano a rincorrersi in un mulinello di vento.
Sullo sfondo il mare, di un verde marcio, assurdo e il cielo plumbeo con nuvole bianche.
E mi perdo a guardarlo, come sempre, e le parole restano dentro di me, come sempre.

L'elemosina amplificata


Oggi, domenica, ore 10 circa, dormicchiavo ancora. Avevo fatto tardi la sera prima.
Ad un tratto mi fa saltare nel letto una musica ad altissimo volume, qualcosa a metà tra Bregovich e la banda dei fujenti di Madonna dell'Arco.
Alzo la tapparella con gli occhi a mezz'asta e vedo due tizi dall'aria rom che si affannano disperatamente con una fisarmonica e un bandoneon, amplificati da una cassa acustica posta al centro del cortile. Il pezzo musicale sembra non avere mai fine ma poi sopraggiunge una ragazza, gonne lunghe e capelli neri sciolti sulle spalle. Indossa anche il regolamentare foularone con dentro il bambino, che non si sa come faccia a dormire con un tale baccano.
La ragazza da' di piglio al megafono che porta in mano e comincia a chiedere l'elemosina con voce stentorea, ma stavolta il piccolo si sveglia sul serio e comincia a frignare, diffondendo la sua voce a volume da Woodstock ai palazzi che chiudono a cerchio lo slargo.
Una cosa straziante.
Che domenica bestiale è iniziata!






sabato 16 ottobre 2004



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 Oggi distrattamente mi sono guardata allo specchio.
Con la coda dell'occhio ho visto una donna diversa, qualche capello bianco e un'espressione che non mi conoscevo.

Aiutooo... non sono io quella ... ommioddio !!

Meno male che mi sono svegliata... era un incubo.... Fiuuuuuu









L'aria serena torna
e resta mia
questa lucida
fiera malinconia.




venerdì 15 ottobre 2004


Opere di misericordia o programma di Governo?


Dar da mangiare agli alleati
Darla a bere ai pensionati
Spolpare gli spogliati
Far sloggiare gli immigrati
Fare fuori gli ammalati
Non finire carcerati
Seppellire i reati








E quale poteva essere la prima immagine da inserire nel post?


Un gatto., ovvio.


Abbiate pazienza... prove tecniche di trasmissione, so' mbranata lo so.



 


 


 


 


 

giovedì 14 ottobre 2004

FACIMMECE STU' BLOG


- Bella questa cosa che hai detto, scrivila sul blog.
- Ma io non ho un blog.
- Davvero non ce l'hai? ma ce l'hanno tutti ormai, sempre originale tu
- Ma scusa, che ci scrivo sul blog? le elucubrazioni mentali?
- E perchè no. A volte le parole scritte fanno meno paura. Le vedi li' ferme immobili e non ti possono piu' fare niente, sono come insetti infilzati da uno spillo.
- Ma lo sai, io sono incostante. Magari ci scrivo qualcosa e poi resta li' a fluttuare per sempre, come la spazzatura nello spazio.
- Non è vero, tu fallo e vedrai che poi la scrittura scivola, viene da se'.
- Ci devo pensare.
- Si ma non ci pensare troppo pero', altrimenti svapora.
- Vabbè mi hai convinta... facimmece stu' blog.