Nisida

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mercoledì 25 marzo 2015

Le clarisse sul web

Durante la visita di Papa Francesco a Napoli, nel Duomo è successo di tutto.
San Gennaro non ha voluto far mancare la sua presenza ed ha sciolto mezzo sangue. Tutto no, che pareva brutto.

E le monache di clausura, le clarisse del convento all'Anticaglia, hanno circondato e abbracciato il Papa con molto calore, facendosi rimproverare dal cardinale Sepe che si è lasciato andare a commenti non proprio lusinghieri nei confronti delle suore.
Il Papa è apparso piacevolmente stupito dall'assalto delle suore, simili a scolarette in uscita da scuola. Capirete che uscire dal convento di clausura con un permesso speciale e vedere anche il Papa, ma quando gli ricapita?

Anche la Littizzetto non ha fatto mancare la sua voce a Che tempo che fa e parlando delle suore ha detto che erano represse.
E qui la meraviglia. Le suore hanno una pagina di Facebook e l'hanno usata per rispondere a Lucianina:

"Ci dispiace che la sig. Littizzetto, che abbiamo apprezzato in altre occasioni, abbia pensato che le “represse” monache di clausura stessero aspettando il Papa per abbracciare un uomo... Probabilmente per fare questo avremmo scelto un altro luogo e ben altri uomini... Se avessimo voluto.

Non sarebbe forse il caso, cara Luciana, di aggiornare il tuo manzoniano immaginario delle monache di vita contemplativa?"
Qui l'intervista di Youmedia che dà voce e presenza alle due clarisse, dove ci sono inseriti anche gli "interventi" del cardinale.

Le sorelle ci informano che oggi sono cambiati i modi di comunicare e forse Gertrude, la monaca sventurata, oggi risponderebbe ad Egidio con un sms e morta là.

martedì 17 marzo 2015

Masterchef e bubbazze on air

Capita sempre più spesso, a qualsiasi ora si accenda la tv, di trovare in trasmissioni che non c'entrano nulla con la cucina, cuochi o pseudotali che si affannano ai fornelli cercando di stupire sempre di più il pubblico all'ascolto.
Non ho mai avuto interesse a seguire tali trasmissioni, non mi piace molto l'innovazione in cucina, specie quando introduce aglio o cipolla nell'amatriciana e il parmigiano sul pesce, due opzioni che schifo profondamente.
Ma soprattutto non mi piace la parola "impiattare" accompagnata dal verbo "andiamo", usate a profusione da qualsiasi Monsù all'opera.
E al finale, guardando i piatti impiattati, con uno schizzo di salsa qui, uno zigzag di cioccolato là, un mucchietto informe di roba affastellata in un'improbabile piramide al centro, mi viene sempre più da pensare che, visto il risultato, lo chef abbia vomitato nel piatto. Fateci caso, please.

domenica 8 marzo 2015

8 marzo


"Io odio l’8 marzo" ( in edicola su LEFT n.8 del 7/3/2015)

Io odio l’8 marzo.Dico sul serio,lo odio .Profondamente.Lo odio col suo carico di carovane di donne in libera uscita,lo odio con le sue mimose di plastica su scatole di cioccolatini,con quelle comprate a prezzo folle da fiorai .Odio l’8 marzo con le sue celebrazioni settarie,le sue omissioni legislative durante tutto l’anno,gli organismi di partito ghettizzanti, usati solo come bacino di voti all’occorrenza.Odio l’8 marzo che lava la coscienza ad uomini distanti, violenti o solo semplicemente ignavi che lo usano come viatico per sentirsi bravi e solidali un giorno all’anno.Odio l’8 marzo festeggiato solo dalle donne.Lo vorrei festeggiato dagli uomini,da tutti gli esseri umani.Vorrei una festa dell’Umanita’,dell’essere solidali,del non prevaricarsi,del rispetto,della uguaglianza ,sempre.Odio l’8 marzo usato dal marketing di aziende che poi sbattono cosce e tette in prima pagina gli altri 364 giorni per vendere cose.Odio l’8 marzo di ragazzine ormai ignare di quello che significa,di mamme che se ne sono dimenticate o che non l’hanno mai saputo.Odio l’8 marzo delle donne senza ironia,coscienza di se’,di donne che non sanno accettarsi con indulgenza e fuori da schemi imposti.L’8 marzo di donne realizzate solo su tacchi 12 che si costringono da sole in una immagine che ,alla fine,le imprigiona e frustra .Odio l’8 marzo di “50 sfumature di grigio” al cinema una sera , e di rosso sangue versato di tante tutto l’anno . Odio l’8 marzo di donne ancora con sensi di colpa,l’8 marzo di mamme che non possono lavorare perche’ costa di piu’ farlo che stare a casa.Odio l’8 marzo del dover scegliere ancora fra casa e famiglia,di una economia in cui il lavoro per le donne e’ un lusso in piu’.L’8 marzo di bambine tutte uguali allevate a telefilm ,portate dalle estetiste anche alle elementari da mamme cresciute con programmi che annacquano il cervello .Odio l’8 marzo con mimose di cui non si sa piu’ ne’ la storia ne’ la provenienza.Lo amerei ,invece,l’8 marzo..come l’amavo..e tanto ..Amerei l’8 marzo del Ricordo ,per esempio.L’8 marzo del ricordo di una ragazza italiana, Teresa Mattei che l’ha scelta la mimosa ,per esempio….se solo qualcuno ,a volte,se ne ricordasse .Che ha scelto Lei..la mimosa, come simbolo di questa giornata.Giornata di celebrazione..non di “festa”.La mimosa perche’ fiore semplice ,spontaneo…disponibile per tutti. Amerei l’8 marzo del ricordo di questa ragazza degli anni venti,di questa ragazza che a 17 anni si fece espellere da tutte le scuole del Regno per non assistere alle lezioni sulla difesa della razza,per esempio.Amerei l’8 marzo del ricordo di questa ragazza ex partigiana che , poco piu’ che ventenne,scrisse l’articolo 3 della nostra Costituzione..quello sull’Uguaglianza..di tutti noi,di tutti i cittadini. .Vorrei amarlo ,insomma…questo giorno,tornare a farlo..Come tutte le cose amate alla follia che quando ti deludono e vedi trasformarsi in altro ti fanno soffrire di piu’…come un amore tradito e perso.Proviamo con il 9 allora..e poi con il 10 ,l’11....e via via andiamo avanti ogni giorno,provando ad amare questi giorni ,uno dopo l’altro con una consapevolezza che non celebra ma agisce e “fa” ,insieme .Magari ,cosi, accade che arriviamo ad un prossimo 8 marzo.Quello dell’ anno giusto.Quello in cui ci apparira’, celebrandolo, prima di tutto proprio l’immagine di questa ragazza italiana,di Teresa Mattei che scrive a vent’anni questa nostra bistrattata Costituzione,

Tornero’ ad amare l’8 marzo allora,come merita.L’8 marzo in cui rivedremo questo .L’immagine di una donna italiana coraggiosa e appassionata e che scrive di uguaglianza e di diritti .Che ne scrive fiduciosa in tempi non lontani ma che ora sembrano secoli,mentre tiene una mimosa appena colta stretta,stretta forte fra le mani.
(Milene Mucci)

venerdì 6 marzo 2015

La musica che gira intorno


Non capita spesso di trovare ad un concerto un musicista che sfotte il pubblico. Stasera è capitato a noi.
Il concerto verteva su musiche di Mozart, Schubert, Respighi e Ravel, per pianoforte e violino. Un bel programma.
Il punto è che il pubblico, molto volenteroso, si è messo ad applaudire alla fine di ciascun movimento, cosa che fa inorridire gli appassionati e fa perdere concentrazione ai musicisti.
Arrivati al secondo movimento della sonata di Mozart, il violinista ci ha fatto un segno ed ha aggiunto: alla prossima.
Manco p'a capa, applausi idem.
Poi iniziava la sonata di Schubert e lui ha detto con un sorriso: sono quattro movimenti.
Stavolta è andata, niente applausi (ma neanche al quarto son partiti subito).
Poi i cinque pezzi di Respighi, che erano diversi, quindi si poteva applaudire ma ormai il pubblico non ci ha capito più niente e solo pochi applausi sono arrivati, da quelli più competenti. E il violinista rideva.
Mancava ancora il pezzo di Ravel ma se l'erano scordati ed hanno iniziato a chiamare il bis.
La serata è stata completata dalla gaffe della maschera, che vedendo uscire una signora tutta trafelata ha aperto le porte, vedendo solo dopo che la sala era ancora buia.
Va detto che il violinista era davvero bravo e che lo sfottò era lieve, condito da un certo humour, colto molto bene da una parte del pubblico.
Si evidenzia ancora una volta che le esecuzioni di musica classica sono alquanto rare in città. L'educazione musicale scarseggia fin dalle elementari, i ragazzi sono preda facile di musicacce e quindi va apprezzata la buona volontà di quelle persone che hanno fatto l'abbonamento e che seguono e fa niente se applaudono un po' a casaccio.