Nisida

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lunedì 30 marzo 2020

Festa di compleanno

Ieri era il compleanno di Arianna e Claudio, entrambi nati il 29 marzo.
Due torte, una ciascuno, 2 candeline per Arianna e 1 per il suo papà.
Hanno messo i festoni, una tovaglia allegra, e sulla torta i pupazzi della serie di Bing che Arianna ama. Per l’occasione le hanno permesso di mangiare una fettina di torta perché i genitori non le hanno ancora fatto conoscere lo zucchero.
Indossava una graziosa gonnellina con il collant ed era pettinata con due bei codini, in videochiamata nonno e zii da Napoli assistevano allo spegnimento delle candeline. In video anche un altro bimbo e le ragazze del nido di Arianna che le facevano gli auguri. Lei era molto emozionata, le mancano gli amichetti.
Un compleanno un po’ strano, in solitudine ma almeno abbiamo potuto godere di questi momenti.
E fanculo al coronavirus

Sgomento



Ieri sera il discorso di Mattarella, con un fuori onda che ce lo ha reso sempre più caro.
E poi il Papa, solo nella pioggia, in una piazza deserta, lì dove ogni domenica vediamo sempre folle di pellegrini. Un crocefisso portato apposta, aveva fermato un’epidemia di peste e si spera nel suo potere taumaturgico.
Due vecchi che ci fanno coraggio, in un momento in cui gli anziani sono più in pericolo.
Ieri sera Francesco ha mandato un messaggio potente, che ha colpito tutti, credenti e non.
Un uomo vestito di bianco, solo, claudicante, ha percorso la scala che portava all’icona della Madonna e al Cristo e si è fermato a pregare ma prima ha fatto un discorso che non dimenticheremo.
Io non sono credente ma ho provato un grande sgomento. Dall’inizio di questa storia ho avuto sempre presente la gravità di quello che ci aspettava ma il discorso del Papa e la piazza vuota, il silenzio rotto da campane e ambulanze mi ha fatto pensare che stiamo davvero rischiando una strage  e ancora non si ha idea di come poterla affrontare.
Ogni sera alle 18 la Protezione Civile ci fornisce i dati dei contagiati, guariti e morti. Tanti, troppi, e non solo vecchi. Molti medici stanno morendo, contagiati negli ospedali per carenza di misure di protezione adeguate e tanti, troppi anziani, nelle loro case o nelle terapie intensive, con sempre meno posti a disposizione, con un tubo infilato in gola o nella migliore delle ipotesi con la testa in una boccia di pesce rosso, le nuove maschere della Decathlon modificate e trasformate in respiratori.
E poi la lunga fila di camion dell’esercito carichi di bare, che da Bergamo vanno a cercare un crematorio. Persone che non avranno un funerale, una benedizione in chiesa e che magari avevano anche lasciato disposizioni circa la propria morte.





giovedì 26 marzo 2020

Coronavirus, giorno uno

Dall’ospedale è giunta la chiamata, era arrivato il mio turno, però nel frattempo era giunto anche il coronavirus, per cui forse non era proprio il momento giusto per farsi ricoverare. Inoltre si era fatto il tempo della nascita del fagiolino e per il medesimo motivo (coronavirus) i medici hanno deciso di anticipare il parto di mia nuora. Ci siamo così avviati qualche giorno prima per veder nascere il secondo nipotino.

Come non detto. Chiusi in casa abbiamo atteso il ritorno a casa di Andrea e qui siamo rimasti.
Da questo momento i racconti che posso fare sono simili a quelli di tante altre persone, chiuse in casa. Supermercato una volta a settimana, a quello che trovi, file interminabili, strade deserte e l’auto della sindaca che gira in media tre volte al giorno, avvisando col megafono:
Cioncatevi alle case vostre.
La cosa è parecchio angosciante, considerando che gli aerei non si alzano più e passa sporadicamente qualche treno. L’unico movimento è dato dai vicini che potano siepi, accendono BBQ e i bambini che gironzolano dietro i cancelli chiusi.
Per fortuna ci sono i bambini.

Arianna ha ormai due anni ed è un moto perpetuo. Qui c’è un grande terrazzo e finché il meteo ce lo ha permesso abbiamo pascolato li. Ora si è messo al brutto, due giorni che piove e fa freddo. Anche il Vesuvio, mi dicono, sfoggia un cappuccio di neve.

Di Arianna non avevo parlato. Lei la vedemmo appena nata ed era bellissima. Una pallina di 3 kili e 600 lunga lunga. Al Gemelli c’era la stanza nido con papà mamma e bambino, attrezzata per la cura del neonato e potevamo vederla quando volevamo.

mercoledì 25 marzo 2020

Ricominciamo da tre

E adesso?

Dopo tanto tempo, forse due anni, torno a scrivere sul mio vecchio diario.
Tante cose sono accadute nel frattempo; sono diventata nonna ed è la cosa più bella e adesso aspettiamo un altro nipotino che per ora chiamiamo “fagiolino”.
Nel frattempo ci sono stati due interventi chirurgici che hanno influito sulla mia capacità di reazione.
Ora una new entry, un nodulo al seno scoperto nell’ultima mammografia. Un nodulo solido, vascolarizzato ed è stato richiesto un ago aspirato di cui mi daranno risposta tra una decina di giorni.
Va comunque asportato, dovranno solo decidere le modalità. Per ora sto qua, una tetta dolorante, tanta ansia ma non voglio trasmettere questa ansia a chi mi sta vicino e allora mi ricordo del mio vecchio blog e gli racconto mano mano la mia storia e i pensieri che scaturiscono. Pare che sia un buon metodo che viene incoraggiato dagli psicologi, dovrebbe servire a dare il giusto peso a quanto ci accade.
Il periodo natalizio non è certo propizio a raccontare tali disavventure, tutti sono presi da struffoli e pastiere, auguri, regali, viaggi, spettacoli. Prima anche io così forse.

E così è passato Natale e ci avviamo verso il Capodanno. Coraggio, quasi ci siamo, dopo la Befana avrò i risultati degli esami e dovrò decidere dove andare per l’intervento.

Il campione non è risultato idoneo e quindi. Niente risposta. Ho fatto comunque la prenotazione per l’intervento. Credo che analizzeranno diirettaaamentte quello che levano. Ora aspetto che mi chiamino.