Nisida

Nisida

domenica 29 novembre 2020

Saltare il Natale

 C’è un libro di John Grisham, Fuga dal Natale, dove due coniugi, approfittando della partenza della loro unica figlia, decidono di fare una crociera, tagliando fuori tutti gli obblighi del Natale, albero e cenone compresi. Lo definiscono “saltare il Natale”.

Credo che quest’anno indipendentemente dalla nostra volontà ci toccherà fare la stessa cosa, saltare il. Natale, non la crociera ovviamente. 

Sta diventando sempre più evidente che figlio,  nuora  e nipoti difficilmente potranno raggiungere la magione avita, causa chiusura frontiere regionali, noi Rossi, loro gialli. Difficile anche ricongiungersi con la sorella che vive in altro comune campano. Insomma un Natale in solitaria che mai a mia memoria ho visto. Noi che a Natale eravamo sempre in 13, tra quelli che non sono più e i nuovi nati, curiosamente sempre in 13 siamo (crescita zero) ma sparsi ai quattro venti, chi in USA, chi in Siria, chi nella capitale, tutti così lontani anche se abbastanza vicini. 


sabato 28 novembre 2020

Per un’amica

 In questi giorni in cui molti ci stanno lasciando, io continuo a pensare alla prima, la mia più cara amica, compagna di una vita, più di una sorella. Se n’è andata il 29 febbraio, poco prima del lockdown dopo un mese di agonia. Un intervento di 11 ore e pochi giorni dopo un altro di 5 ore e alla fine un’infezione ospedaliera ha messo fine ai suoi giorni. Andavamo a trovarla tre amiche e una sorella, vestite di camici verdi e mascherine, quelle che dopo ci sarebbero state così familiari e poi le misure diventarono sempre più stringenti: un’ora al giorno e una sola persona e così facemmo i turni. E poi un mattino la ritrovammo su una lettiga, avvolta in un telo grigio e cerco di consolarmi pensando che almeno lei è stata confortata dalla nostra presenza. Dopo non ce lo avrebbero più permesso. 

È stato anche possibile farle un funerale, presenti i suoi colleghi più cari e molti studenti. Era un’insegnante molto apprezzata e sono stati tanti e commoventi i loro commenti sulla sua pagina Facebook.


martedì 24 novembre 2020

40 anni dopo

 Il 23 novembre 1980, il terremoto in tv dopo 40 anni.

Non pensavo che quelle immagini mi facessero ancora così tanta impressione. Ho visto una donna estratta dalle macerie, sembrava una bambola rotta, con gli occhi sbarrati, in silenzio. E gli occhi sbarrati li avevano tutti quelli che venivano tirati fuori. Dove saranno tutte quelle persone, che vita avranno avuto dopo la distruzione del loro mondo?

Un paesaggio lunare, come distrutto dalla bomba atomica, come Hiroshima. E tanti andarono via dai loro paesi distrutti, a cercare di ricominciare da un’altra parte. 

E le generazioni successive, quelli del dopo terremoto, quelli a cui il terremoto lo hanno raccontato cosa avranno interiorizzato? Penso a mio figlio nato nell’82, cullato dalle scosse del bradisismo che non ha dato pace per anni. Ricordo che sentivo lo scricchiolio dei vetri e correvo a prenderlo dalla culla per portarlo in salvo, l’armadio che spalancava le ante. Penso che qualcosa sia rimasto nel profondo del suo incoscio tanto che quando è andato per lavoro a L’Aquila per lavoro, tornava a Roma tutte le sere.

Anche il marito che trascinava roulotte con gli aiuti, da solo, ha ancora negli occhi la distruzione che vedeva. Raccontava che aveva recuperato delle assi di legno e le aveva messe sulla terra spaccata per attraversarla, per raggiungere quelli che erano stati paesi e che ora erano macerie coperte dalla neve, perché la domenica sera alle 19.35 faceva uno strano caldo, ma i giorni successivi un freddo gelido e venne giù anche la neve.


sabato 21 novembre 2020

Zona rossa, anzi Rosè

 Come dice il nostro ineffabile presidente De Luca.

Chiunque pensi a situazioni simili a marzo/aprile sappia che si sbaglia. Napoletani in giro ce  ne sono, certo di meno e controlli ne ho visti pochi, almeno quelle poche volte che esco. Ad esempio ho accompagnato in auto il marito dal cardiologo per controllo ( gli hanno impiantato un defibrillatore) e abbiamo incrociato ben tre posti di blocco. Non ci hanno fermati perché già impegnati a verbalizzare. A piedi non lo so, visto che siamo giudiziosamente ai domiciliari, unica eccezione spesa settimanale.

Intanto si stanno ammalando amici e conoscenti, qualcuno anche gravemente e non sono tutti vecchi e con patologie pregresse. Il figlio di un’amica, dopo essere rimasto a casa per dieci giorni con febbre crescente è finito in ospedale, anzi in clinica visto che trovare posto è ormai come una lotteria. Aggravatosi causa una brutta polmonite ha rifiutato di farsi intubare è così lo hanno riportato in clinica. Ora non ho più notizie. Un altro amico manda appelli dal Cotugno, per carità state attenti e mostra un video con lui nel CPAP, il casco respiratorio, come un pesce nella boccia. Anche la descrizione è spaventosa eppure c’è chi continua a negare l‘esistenza del Coronavirus, tanto che si mettono a inseguire ambulanze e fare video per dimostrare che girano a vuoto e non contenti le prendono anche a calci.

Ed io che mi scandalizzavo per i terrapiattisti ! Chissà cosa dovremo aspettarci ancora da questo annus horribilis.


martedì 3 novembre 2020

Waiting for DPCM .... again

 Questa notte, alle 4 ho capito che di dormire non se ne parlava più e allora i pensieri mi hanno assalita. Ad occhi aperti, al buio, pensavo che ci avrebbero rinchiusi di nuovo, 2-3 mesi, così i contagi caleranno e si avrà una nuova apertura. Liberi tutti, riprendono i viaggi, qualche vacanza, riaprono le scuole e riprendono i contagi, quindi nuovo lockdown e via col tango.

Sarà questo il nostro futuro? E il vaccino funzionerà? Sarà utile per fermare questo delirio? O come si teme niente immunità rischiando di essere reinfettati?

In sostanza quando questo maledetto virus ci abbandonerà?

Nel frattempo il governo non ha ancora sciolto la gloria. Stanno continuando a pigliarsi a mazzate su chi va in zona rossa, chi arancione e noi non riusciamo più a capirci niente. Vedremo domani se e come ricominceremo con le autocertificazioni e chi resterà col cerino in mano