Nisida

Nisida

martedì 24 novembre 2020

40 anni dopo

 Il 23 novembre 1980, il terremoto in tv dopo 40 anni.

Non pensavo che quelle immagini mi facessero ancora così tanta impressione. Ho visto una donna estratta dalle macerie, sembrava una bambola rotta, con gli occhi sbarrati, in silenzio. E gli occhi sbarrati li avevano tutti quelli che venivano tirati fuori. Dove saranno tutte quelle persone, che vita avranno avuto dopo la distruzione del loro mondo?

Un paesaggio lunare, come distrutto dalla bomba atomica, come Hiroshima. E tanti andarono via dai loro paesi distrutti, a cercare di ricominciare da un’altra parte. 

E le generazioni successive, quelli del dopo terremoto, quelli a cui il terremoto lo hanno raccontato cosa avranno interiorizzato? Penso a mio figlio nato nell’82, cullato dalle scosse del bradisismo che non ha dato pace per anni. Ricordo che sentivo lo scricchiolio dei vetri e correvo a prenderlo dalla culla per portarlo in salvo, l’armadio che spalancava le ante. Penso che qualcosa sia rimasto nel profondo del suo incoscio tanto che quando è andato per lavoro a L’Aquila per lavoro, tornava a Roma tutte le sere.

Anche il marito che trascinava roulotte con gli aiuti, da solo, ha ancora negli occhi la distruzione che vedeva. Raccontava che aveva recuperato delle assi di legno e le aveva messe sulla terra spaccata per attraversarla, per raggiungere quelli che erano stati paesi e che ora erano macerie coperte dalla neve, perché la domenica sera alle 19.35 faceva uno strano caldo, ma i giorni successivi un freddo gelido e venne giù anche la neve.


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