Nisida

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giovedì 20 luglio 2017

Stereocaulon Vesuvianum





Sulle colate laviche più recenti la colonizzazione vegetale inizia ad opera dello Stereocaulon vesuvianum, un lichene coralliforme dal tipico aspetto grigio e filamentoso. Il lichene ricopre interamente la lava del 1944 e la colora di grigio facendole assumere riflessi argentati nelle notti di luna piena.
Ricopre la lava di un tappeto argenteo e lentamente erode la roccia vulcanica, la polverizza creando il terreno fertile per la crescita della valeriana, della ginestra e della acetosella e, poi, per la vegetazione ad alto fusto.
Sulle colate più antiche allo Stereocaulon vesuvianum si affiancano le altre specie pioniere, tra cui la Valeriana rossa (Centranthus ruber), l'Elicriso (Helichrysum litoreum), l'Artemisia (Artemisia campestris) e la Romice rossa (Rumex scutatus).
Le associazioni pioniere preparano il terreno per l'instaurarsi di estesi ginestreti, che imprimono un aspetto caratteristico ai versanti del Vesuvio, soprattutto durante le fioriture; sono presenti 3 specie di ginestra: la Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), la Ginestra odorosa (Spartium junceum) e la Ginestra dell'Etna (Genista aetnensis), endemita etneo introdotto sul Vesuvio dopo l’eruzione del 1906.
Sul versante sud-occidentale del Vesuvio, l’originale vegetazione mediterranea è stata in parte sostituita da pinete impiantate a partire dalla seconda metà del 1800 tra i 300 e i 900 metri

A questo lichene è affidata la speranza di ripopolare il vulcano, guidando la natura a far attecchire e ricrescere le specie che ripopoleranno la Montagna, devastata dagli incendi di questi giorni.
E come dice l'amica Rossana, oltre agli alberi dobbiamo ripiantare la speranza.

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