Nisida

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martedì 4 febbraio 2014

Crittografie sanitarie

Uno degli interrogativi a cui non ho mai avuto risposta è quello del perché i medici scrivano le ricette in quel modo assurdo, a metà tra la stenografia e la pura invenzione.
Oggi dovevo prenotare una prestazione specialistica e l'operatrice al telefono mi ha chiesto la diagnosi scritta sulla richiesta. Ho tentato in tutti i modi di interpretare quelle due parole, ho provato anche a chiedere a Google, inventandomi di tutto e sperando che mi dicesse: ma forse cercavi quest'altro?
Niente da fare, s'è arreso pure Google. Allora ho tentato di rintracciare il medico per farmi dire da lui cosa cappero avesse scritto. Sparito anche il medico.
E mo' che faccio? Rimando a domani con il rischio che slitti il tutto alla prossima settimana?
E qui forse Ippocrate mi viene in aiuto. Ideona: scendo alla farmacia di fronte e mi faccio tradurre la parola misteriosa.
Bingo! La farmacista ci ha azzeccato subito, senza esitazione: la diagnosi era "vasculopatia carotidea".
Ora lo so, medici e farmacisti vanno alla stessa scuola di calligrafia o possiedono entrambi un codice Cicero. Perché se non fosse così, leggendo le ricette, ne ammazzerebbero almeno un paio al giorno.

1 commento:

  1. Chissà, magari i medici scrivono così proprio per poter dire ai parenti del paziente defunto: "Ma no, avete letto male, io avevo prescritto un'altra cosa!"

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