Nisida

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sabato 1 ottobre 2011


ISTANBUL - 1

Ma la parte più interessante del viaggio doveva ancora venire: quattro giorni a Istanbul (che sono stati davvero pochini).




Raggiungiamo l’aeroporto di Bodrum Milas che si trova a circa 60 km dal villaggio, con un autista che parla solo turco e nel dubbio non parla proprio. Riesce però ad essere davvero gentile facendosi consegnare il voucher di imbarco e ci scodella esattamente davanti allo sportello della Turkish Airlines.
Qui i controlli sono davvero molto severi, tanto che mi aprono il bagaglio a mano perché avevano intravisto all’rx una confezione di pile. Non scappa neanche la forbicina che avevo in borsa, ho dovuto consegnarla ma me l’hanno restituita dopo averne misurato le punte. Pareva brutto non farmi la perquisizione corporea e pure questa è stata fatta. Il marito se l'è cavata.
Arrivati a Istanbul siamo riusciti persino a scovare l’autista che doveva portarci in albergo, 12 Km dall’aeroporto Ataturk.
Siamo partiti e abbiamo percorso una bellissima strada a quattro corsie, la Kennedy Caddesi che è in pratica il lungomare di Istanbul lato europeo. Dopo, l’autista si è infilato per vichi e vicarielli facendomi perdere il senso di orientamento e si è fermato davanti all’albergo che però non era il nostro: Antis Hotel e non Antik Hotel.
Ricarica le valigie, dice no problem e riparte per vichi e vicarielli, raccontando in uno stentato inglese un po’ di fatti suoi e chiedendomi dei miei, mostrando attrazioni turistiche e consigliando di visitarle. Il tutto inframezzato da insulti a quelli che si fermavano davanti, un traffico della madonna e persino un camion della monnezza che svuotava i contenitori, piazzato al centro strada come nella nostra tradizione.
Inutile dire che ha capito subito che eravamo italiani e precisamente napoletani.
E a me sta cosa fa incazzare un casino. Italiani? dicono, e subito dopo: Napoli?
Insomma il primo impatto è stato molto familiare, il secondo ancora di più.
Mollate le valigie in camera dove la chiave era un badge che serviva per accendere anche le luci e il condizionatore, ci siamo avviati lungo la strada principale e siamo stati subito aggrediti da venditori ambulanti di profumi, giacche finto Nike e da un esercito di camerieri assai molesti che vantavano i pranzi dei loro ristoranti.  Sbirciando nelle traverse abbiamo visto di tutto. Si vendevano scarpe, vestiti e ogni possibile suppellettile tanto che sembrava di passare per la Duchesca ante De Magistris. Alcune traverse poi erano interamente occupate dai tavoli dei ristoranti, alcuni solo pesce, dove frotte di gatti attendevano pazientemente che i clienti allungassero loro qualche boccone.
 

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