NECROFILI E NECROFORI
Oggi L'avvenire in prima pagina titolava così:
RADICALI DUBBI SULLA CORTE
UNA SENTENZA DI MORTE DAI GIUDICI. MA SI PUÒ?
FRANCESCO D’AGOSTINO
Eluana Englaro, in coma da anni e anni, è viva. Si può uscire da un simile coma? Potrebbe risvegliarsi Eluana? È molto improbabile, ma la scienza non ha criteri per escluderlo: la sua situazione, infatti, come quella di tutti i malati come lei, è definita di coma 'persistente', non di coma 'irreversibile'.
È sottoposta ad accanimento terapeutico, da parte delle suore che la accudiscono, la povera Eluana? La sua vita non è forse una tortura? La risposta è no. Eluana, come tutti i malati in coma, non soffre. Non è sottoposta ad alcun accanimento. Viene semplicemente alimentata e dissetata. Prendersi cura dei malati, dare loro da mangiare e da bere, anche quando sono privi di coscienza vigile, non sono pratiche mediche, ma atti essenziali, minimali, umanissimi di prossimità umana, portatori di un valore simbolico altissimo. Al contrario, far morire di inedia un malato, sospendendogli alimentazione e idratazione, è intuitivamente atroce, non perché il malato soffra, ma per la valenza di freddo distacco da lui che è implicita nella sospensione delle cure. Nessun sedativo che – si suggerisce – possa essere somministrato a Eluana può camuffare una simile atrocità.
Come definire la sua vita? Qualificarla come 'tragica' è dir poco. Qualificarla come 'artificiale' è insultante per la medicina, che con mille preziosissimi artifici aiuta tanti malati a sopravvivere. La si può qualificare come carente di dignità? Può farlo solo chi sostenga che la dignità non sia intrinseca alla vita umana, ma sia una sorta di qualità che si possa acquisire e si possa perdere (e magari vendere o comprare). Chi ritiene, ad esempio, che non abbia dignità una vita in quanto gravemente malata, o la vita di un portatore di un gravissimo handicap, o la vita di un demente, o la vita di un criminale – e che quindi tutte queste vite non meritino tutela piena ed assoluta, ma possano essere ragionevolmente soppresse – potrà certamente aggiungere a questo novero la vita di un malato in coma. L’esito di queste posizioni, comunque, è chiaro: prima o poi si dovrà pur arrivare a determinare chi debba essere l’insindacabile giudice della 'qualità della vita'. Per quanto sgradevole e conturbante, questo esito (con le conseguenze che vengono in mente a tutti, anche perché l’esperienza storica ci dovrebbe pure aprire gli occhi!) è ineludibile.
Ma non è forse doveroso far sì che ognuno sia giudice della qualità della propria vita? Non abbiamo forse il dovere di rispettare la volontà di Eluana di non essere sottoposta a cure coercitive? Certamente, dobbiamo tutti avere un assoluto rispetto per la volontà dei malati, ma a due condizioni, che nel nostro caso appaiono entrambe irrealizzate. La prima è che il trattamento cui Eluana è sottoposta (cioè l’alimentazione), e che in ipotesi essi rifiuterebbero, sia davvero da ritenere un cura medica: il che, come abbiamo detto, non è. La seconda, ancora più importante, è che si abbia la certezza assoluta, al di là di ogni ragionevole dubbio, che comunque tale sia o sia stata davvero la volontà di Eluana. Ma noi non abbiamo nessuna prova certa al riguardo, se non testimonianze che, se fossero portate in tribunale contro un imputato, verrebbero demolite in pochi minuti dalla difesa. Non sarebbe ragionevole estendere alla difesa della vita le medesime rigorose cautele che sovrintendono alla trasmissione dei patrimoni attraverso il normale strumento testamentario?
In breve, la vicenda della povera Eluana Englaro è terribilmente intricata, umanamente tragica, giuridicamente complessa. I bioeticisti discutono di vicende di questo tenore da anni ed anni e sono ben lontani dall’essere giunti a risposte condivise ai tragici dilemmi che suscita la vita dei malati in coma. Ma ai giudici non spetta discutere; essi devono decidere. Di fronte a questioni laceranti i giudici adottano in genere la decisione più benevola: se nutrono fondati dubbi sulla colpevolezza, assolvono; se non sono certi di avere le prove definitiva dell’incapacità di un soggetto, si guardano bene dal togliergli la capacità di agire e di sottoporlo a tutela. Nel caso di Eluana hanno invece adottato la decisione più cruda, quella che apre le porte alla morte e le chiude alla vita. Una decisione – ne saranno stati consapevoli i nostri buoni giudici? – obiettivamente necrofila.
UNA DECISIONE NECROFILA!!!!
Ma che voleva dire? Ma questo signore lo conosce l'italiano? O succede che, presi dal sacro fuoco, ci si lascia prendere la mano e si sconfina in terreni accidentati?
Dice De Mauro - Paravia
necròfilo
agg., s.m.
psic., che, chi è affetto da necrofilia
necrofilìa
s.f.
TS psic., perversione sessuale consistente nel provare attrazione per i cadaveri
E poi sembra davvero curioso, da parte di chi ha il culto del prepuzio di Gesù e che in tempi recenti ha pure imbellettato la salma di Padre Pio, accusare i giudici di tali nefandezze.
Non sarebbe il caso di presentare le scuse ai giudici (e di farsi dare nel contempo qualche buona lezione di italiano)?
Sperano forse che qualcuno urli "Lazzara, alzati e cammina!"?
RispondiEliminama questo signore conosce la definizione scientifica di vita
RispondiEliminada wikipedia
si possono definire vivi quegli enti fisici che dispongono di almeno le seguenti due proprietà:
1. la capacità di contrastare l'entropia mantenendo quindi l'omeostasi in un ambiente interno ben distinto dall'universo esterno, al fine di favorire le reazioni chimiche vitali e mantenendo costante nel tempo la propria struttura fisica;
2. la capacità di riprodurre un entità simile a sé stessa.
Eluana non ha nessuna di queste caratteristiche, è un ente della specie umana che ha peso tutte le caratteristiche di essa, é mantenuta in vita da intervento esterno, non ha consapevolezza di se e del monto esterno, non reagisce ad alcun stimolo esterno
e secondo le attuali conoscenze della medicina la sua è una condizione di stabilità e non destinata a cambiare nel tempo
ma questo signore conosce la definizione scientifica di vita
RispondiEliminada wikipedia
si possono definire vivi quegli enti fisici che dispongono di almeno le seguenti due proprietà:
1. la capacità di contrastare l'entropia mantenendo quindi l'omeostasi in un ambiente interno ben distinto dall'universo esterno, al fine di favorire le reazioni chimiche vitali e mantenendo costante nel tempo la propria struttura fisica;
2. la capacità di riprodurre un entità simile a sé stessa.
Eluana non ha nessuna di queste caratteristiche, è un ente della specie umana che ha peso tutte le caratteristiche di essa, é mantenuta in vita da intervento esterno, non ha consapevolezza di se e del monto esterno, non reagisce ad alcun stimolo esterno
e secondo le attuali conoscenze della medicina la sua è una condizione di stabilità e non destinata a cambiare nel tempo
la vicenda è triste, e sono tristissime le speculazione ideologiche che vengono da certe parti, e della cui qualità fa fede l'uso "necrotico" della lingua italiana, come hai giustamente sottolineato.
RispondiEliminaun buon fine settimana
la vicenda è triste, e sono tristissime le speculazione ideologiche che vengono da certe parti, e della cui qualità fa fede l'uso "necrotico" della lingua italiana, come hai giustamente sottolineato.
RispondiEliminaun buon fine settimana
e poi fatemi fare una considerazione cattiva ...
RispondiElimina"le cape di pezza" quanto ricavano dal l'assistenza ad Eluana?
E' una domanda legittima che mi pongo
E tutto questo..
riporto un pezzo dell'articolo :
"Prendersi cura dei malati, dare loro da mangiare e da bere, anche quando sono privi di coscienza vigile, non sono pratiche mediche, ma atti essenziali, minimali, umanissimi di prossimità umana, portatori di un valore simbolico altissimo."
valore simbolico?
involontariamente all'estensore non molto padrone della lingua italiana è scappato un termine significativo
VALORE...ma di altro genere
Pensare a male si fa peccato (e di questo non mi curo), ma spesso si indovina
e poi fatemi fare una considerazione cattiva ...
RispondiElimina"le cape di pezza" quanto ricavano dal l'assistenza ad Eluana?
E' una domanda legittima che mi pongo
E tutto questo..
riporto un pezzo dell'articolo :
"Prendersi cura dei malati, dare loro da mangiare e da bere, anche quando sono privi di coscienza vigile, non sono pratiche mediche, ma atti essenziali, minimali, umanissimi di prossimità umana, portatori di un valore simbolico altissimo."
valore simbolico?
involontariamente all'estensore non molto padrone della lingua italiana è scappato un termine significativo
VALORE...ma di altro genere
Pensare a male si fa peccato (e di questo non mi curo), ma spesso si indovina
Scusami ma ti aspetti da un uomo di chiesa pietá, amore per il prossimo e buoni sentimenti?
RispondiEliminaio no, ci mancherebbe altro.
RispondiEliminaMa che studi l'italiano, almeno... o no?
io no, ci mancherebbe altro.
RispondiEliminaMa che studi l'italiano, almeno... o no?