Nisida

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domenica 27 aprile 2008

VITE A SALARIO

"Ho battuto di martello pneumatico per ott’ore in un ambiente chiuso senza altra protezione per le orecchie della carta igienica . Ho scavato sterri senza travature di contenimento delle sponde, rischiando la sepoltura da vivo. Ho imparato nei circa venti anni da operaio che la vulnerabilità delle vite a salario è una variabile e dipende dai rapporti di forza tra direzione e maestranze, non dalle leggi. Quando gli operai facevano sentire forte la loro voce , nei loro magnifici anni Settanta del secolo scorso, spuntavano migliorìe, difese, diritti. Nel lavoro manuale si vede più nudo e crudo lo spariglio delle carte in tavola. Oggi gli operai accettano una loro maggiore vulnerabilità. Non è affare cinese, di economie al galoppo, che trascurano cautele per spinta di arrembaggio. Dove stenta la crescita, come da noi, più si accanisce l’azzardo sul posto di lavoro. Non c’è rappresentanza politica di questa fanteria civile decimata, da noi vince l’idolatria dell’impresa. Ceti medi? Il mondo torna a fabbricare classi".
Erri De Luca

1 commento:

  1. brava Jené. Un po' di dibattito serio. Anch'io sono convinta che il problema della sinistra non sia una presunta non esistenza delle classi.
    Carolina

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