Nisida

Nisida

venerdì 7 luglio 2006

L'INFINITO -  ’na luntananza ca nun tene fine



L’aggio tenuto sempe dint’ ’o core
stu pizzo ’e muntagnella sulitaria
e st’arravuoglio ’e frasche ch’è nu muro
ca m’annasconne addó fernesce ’o mare.
Ma si m’assetto e guardo i’ me figuro
’na luntananza ca nun tene fine,
’nu silenzio ca mai nisciuno ha ’ntiso,
’na pace ’e Dio ca manco mparaviso.
Troppo pe’ n’ommo, quase fa paura.
E quanno ventulea mmiez’ a ’sti fronne
chillu silenzio ca me dà ’o scapizzo
cu ’sta voce d’ ’o viento se cunfronna
e me veneno a mente ’e ccose eterne
’nzieme cu chelle ca se so’ perdute
e penzo ’e tiempe ’e mo e ne sento ll’eco.
Cu ’o penziero me sperdo int’ ’o sprufunno
e doce doce me ne vaco ’nfunno.

La versione napoletana dell'Infinito di Leopardi è di Paolo Martino

37 commenti:

  1. ora dirò una eresia ...
    Leopardi lo trovo odiosissimo e ipervalutato dalla critica letteraria desanctisiana ...

    la traduzione in lingua napoletana è quella che è ..

    RispondiElimina
  2. neanche a me esalta, è una curiosità

    Rafè, Leopardi supervalutato?
    egghià .....
    :-)

    RispondiElimina
  3. All'università ho avuto la fortuna di trovare un prof che mi ha fatto amare Leopardi, l'ho studiato da cima a fondo. Trovarlo nel tuo post con la sua grafia è stata proprio una bella sorpresa, stamattina.
    E la traduzione mi ha fatto venire i brividi!
    Jenè... sei un mito! :-)))

    RispondiElimina
  4. polly, mi ha sempre colpito una cosa di questo documento: una sola correzione !!!!
    E neanche.... forse ha ritenuto "immensità" piu' banale.

    RispondiElimina
  5. infatti...l'immensità non poteva contenere tutto quel suo dolore di vivere. Mi sono sempre chiesta come abbia fatto a sopportarlo, per tanto tempo. Tanti scrittori si sono tolti la vita per molto meno.
    L'ho ritrovato in Gadda, quel dolore.

    RispondiElimina
  6. è vero. La cognizione del dolore è la sua opera piu' dolorosa, dove nei panni di Gonzalo esamina il suo rapporto con la madre.
    Piu' noto Er pasticciaccio, per il film di Germi.

    RispondiElimina
  7. a) ipervalutato di certo : neoclassico in salsa romantica e se lo confronti con i coevi francesi, tedeschi e inglesi ti renderai conto che il nostro Giacomino non è que grande che si vuo fare credere

    b) che l'autografo rappresenti la prima ed unica stesura è tutto da dimostrare ... tanto è vero che i capoversi son tutti maiuscoli

    RispondiElimina
  8. a) ipervalutato di certo : neoclassico in salsa romantica e se lo confronti con i coevi francesi, tedeschi e inglesi ti renderai conto che il nostro Giacomino non è que grande che si vuo fare credere

    b) che l'autografo rappresenti la prima ed unica stesura è tutto da dimostrare ... tanto è vero che i capoversi son tutti maiuscoli

    RispondiElimina
  9. Io ero condizionata nel giudizio dalle sue posizioni politiche moderate; ma quando ho studiato il suo linguaggio poetico, l'ho trovato raffinatissimo, e ha un percorso intimo, non filosofico, dalle grandi intuizioni.
    Non è un caso che non abbia avuto imitatori.
    E apprezzo l'attualità del Canto notturno d'un pastore in Asia.

    RispondiElimina
  10. io nella maturità invece ho apprezzato le Operette morali, il dialogo della natura e dell'islandese, Federico Ruysch e le mummie e pure lo Zibaldone, ricco di appunti e annotazioni.

    RispondiElimina
  11. gaicomino aveva una cultura di rimbalzo, di seconda mano ..ad esempio il troppo celebrato il canto del pastore errante...trae ispirazione dalla lettura di un libercolo di un viaggiatore russo come si usava allora che racconta le abitudini dei pastori Kirghisi di levare canti alla luna piena ...

    da questa immagine Giacomino prende lo spunto e fa parlare un pastore kirghiso con la forma mentis di un "intellettuale" di Recanati ed ha dato la stura ai tanti poeti vaneggianti alla luna

    RispondiElimina
  12. maro'... l'è acciso!!!
    E mo' tenisse che dìcere pure 'e Montale?

    RispondiElimina
  13. 'ummaronna come siete critici :)p

    asietta

    RispondiElimina
  14. coccoruno non apprezza a leopardi, pare...:D
    mianò, fammi qualche nome dell'800 intra moenia ti convince, jà. Voglio vedere che cartucce tieni.

    RispondiElimina
  15. per quanto riguarda poi la cultura di rimbalzo che dici, chi ne è esente? Lucrezio ai suoi tempi già diceva che tutto è stato scritto, quindi....

    RispondiElimina
  16. Non mi piace tutto. Lo amo a macchia di Leopardi

    RispondiElimina
  17. letteratura italiana dell'Ottocento...

    escludiamo il trombone Carducci , i classicisti di inizio 800 (il monti pe ce capi)
    io salvo solo alcune parti dei promessi sposi (anche se Manzoni come persona era esacrabile) ...

    Chi salvo ancora ?
    Foscolo (anche per la peronalità non è il solito palloso baciapile )
    Verga (quasi tutto specie le novelle)

    RispondiElimina
  18. vedi che a voler escludere Leopardi, resta poco di originale della poetica italiana dell'800?
    E Verga che ha scopiazzato i francesi...
    Ma il sopravvalutato per me è Manzoni, altro che studiarlo a scuola: una classe intera cadeva in catalessi...! :-)

    RispondiElimina
  19. a chi lo dici :-)
    E ho visto fare la stessa cosa pure a mio figlio. La sua prof di italiano poi fece studiare Il nome della rosa alla maniera dei Promessi sposi e ti lascio immaginare quello che dicevano i rampolli di Umberto Eco.
    Sappi solo che quando hanno fatto la festa della maturità ha detto alla prof che meno male che si iscriveva a ingegneria, così poteva pure scordarsi chi è Manzoni.
    Un colpo al cuore alla povera donna (che tra l'altro era davvero brava).
    :-)

    RispondiElimina
  20. su manzoni ho le mie idee ...i promessi sposi con una adeguata operazione di editing può venire fuori qualcosa di interessante ...
    per il resto è monnezza totale opera letteraria e persona (n'omme e merda doc )

    ai ragazzi anche se fai leggere di obbligo Corto Maltese diventa 'na palla ...

    comunque meglio il nome della rosa che manzoni

    che Verga abbia copiato i francesi è opinabile

    ps
    devo mettere sul blog una mia versione di un brano manzoniano

    RispondiElimina
  21. ps l'ho già pubblicato tempo fa

    http://mianonnaincarriola.splinder.com/post/8161682

    RispondiElimina
  22. Voglio essere cattivo: come critici letterari siete rimasti al liceo.
    1. "I promessi sposi" è un capolavoro (per intero, la critica crociana che divide il bello dal non-bello è roba del primo Novecento, che già lo strutturalismo aveva messo in soffitta). E i libri, i grandi libri, non hanno niente a che fare con la qualità umana dei loro autori. E' opinabile il carattere di merda di don Lisander (e non mi interessa), ma ha scritto il Romanzo italiano, ha definito con cent'anni di anticipo i caratteri italiani.
    2. Leopardi è più intenso di molti altri poeti stranieri coevi, solo che non aveva capito se stesso. Pensava di essere un filosofo. Era un grande poeta.
    3. Foscolo se la tirava. Al liceo lo preferivo a Leopardi, poi se approfondisci ti accorgi che era uno sparapose. Si salva solo qualcosa dei Sepolcri, l'idea portante forse che fa discutere, ma è anch'essa una posizione da illuso, veemente e vacua.
    4. Verga è un grande, ha inventato una lingua popolare, ha costruito l'italiano popolare.
    5. Non mi toccate Montale. Soprattutto "Satura".
    6. L'Ottocento italiano non è stato prolifico come quello prolisso dei russi o baldanzoso dei francesi, ma oltre ai Promessi sposi ha prodotto due libri immortali: "Le confessioni di un italiano" di Ippolito Nievo e "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi.
    7. Carducci era un trombone.

    RispondiElimina
  23. Sui Promessi sposi non sono d'accordo. Manzoni per la prima volta propone dei personaggi letterari estremamente ambigui. Certo a scuola si studia uno schifo e riescono a fare quello che Manzoni non voleva fare. Dividere i buoni dai cattivi.
    Leopardi è contemporaneamente grande e insopportabile.
    Gadda è una mia icona, a mio parere il più grande scrittore italiano del '900.
    Trascurato a scuola perché i ragazzi devono essere protetti dal "garbuglio" interiore, dal "male oscuro".
    Insomma, meglio che il "garbuglio" li fotta all'improvviso quando saranno più grandi.

    RispondiElimina
  24. ti sei scordato Pascoli :-)

    vabbè, per quanto mi riguarda ci hai azzeccato. Io con la letteratura ho chiuso proprio al liceo, poi qualcosa l'ho fatta per diletto, piu' che altro seguo le mie curiosità.
    I Promessi sposi proprio non li digerisco, mi piace Verga (tutto) e soprattutto mi piace Nievo. Ne ho parlato anche alla maturità. Se non fosse morto così giovane chissà che capolavori avrebbe scritto.
    Leopardi è sicuramente diverse spanne sopra gli altri, pero' anche Foscolo mi piaceva.

    RispondiElimina
  25. marassi, e come la mettiamo con Pavese? Mio figlio lo ha studiato al biennio, figurati. Sinceramente non so cosa ci abbia capito e cosa sia rimasto, ma alcuni genitori fecero obiezione all'insegnante per la scelta. Anche loro temevano il garbuglio.

    RispondiElimina
  26. I miei non si fermavano nemmeno ai motel :-)

    RispondiElimina
  27. io adoro Montale!

    Roq,
    non sei stato cattivo ma di più!

    asietta

    RispondiElimina
  28. 1. I personaggi dei "Promessi sposi" sono ambigui, come devono essere i personaggi letterari, com'è la vita e com'è il carattere italiano.
    2. Con Pascoli è nata la poesia moderna italiana, ma questo l'ha detto già Pasolini.
    3. Gadda non lascia indifferenti, mai. Ma è per palati fini. Scegliere di essere complicati non sempre è la scelta giusta. Preferisco il Pasticciaccio alla Cogizione del dolore, comunque.
    4. Pavese che non sopportavo da giovane, forse tra vent'anni mi piacerà. Ma non so se troverò il tempo di rileggerlo.

    RispondiElimina
  29. mah... di personaggi ambigui ce n'è a iosa anche nei romanzi stranieri. Vedi ad esempio Copperfield. Poi è logico che nel tratteggio influiscano anche le caratteristiche proprie di un popolo.

    RispondiElimina
  30. La letteratura è il luogo dell'ambiguità, delle sfumature. Altrimenti si scrivono saggi.

    RispondiElimina
  31. Foscolo sparapose e sia pure ma Leopardi dai consentitemelo è anche peggio...

    me lo immagino con quell'accento recanatese ...strascicato
    ;-)

    su Pavese convengo ma ora stiamo cadendo nel Novella 2000 "letterario" e poi Roque si incazza

    RispondiElimina
  32. A me di Natalino Sapegno me ne basta e avanza uno, e i critici letterari stanno bene dove stanno
    :-)
    Mi piace parlare di letteratura in modo cafone, perchè così restano uomini, non icone: la letteratura va consumata come un panino con la mortadella! Il mio approccio sarà poco dignitoso, ma per me è fungente così, mianonna :-)))

    RispondiElimina
  33. anche a me piace la letteratura a zuppe e fasule ;-)

    e poi sapere i gusti di Sapegno ;-)

    RispondiElimina
  34. in realtà la versione originale è quella in napoletano, Leopardi la trovò in un manoscritto di fine '600 durante il suo estremoo soggiorno a Torre del Greco e la fece sua trasponendola in italiano ed attribuendosene la paternità

    RispondiElimina