Quel giorno la Pietà di Michelangelo veniva imbarcata sulla nave Michelangelo per essere esposta alla Expo di New York. Aveva viaggiato su un camion scoperto da Roma a Napoli in autostrada a 10 km all’ora, per evitarle anche la minima scossa, anche se all’interno della cassa era imballata a prova di rotolamento. Una volta caricata sul piroscafo avrebbe viaggiato incastrata sulla prua con delle ganasce speciali che in caso di affondamento l’avrebbero sganciata, rimanendo a galleggiare sulle onde senza affondare.
Ma tecnici e ingegneri non riuscivano a risolvere l’aggancio della cassa alla gru che l’avrebbe collocata in coperta e si vide la povera Pietà sollevarsi di sguincio, tutta storta e il tizio dell’assicurazione era lì che si strappava i capelli. All’improvviso si levò un urlo: scinn’a lloco, e mio suocero che doveva manovrare la gru saltò sulla cassa e con pochi movimenti agganciò i cavi, cacciando via il povero tecnico. Altro urlo: aiza!
E la Pietà si alzò gloriosamente nel cielo, dritta dritta e andò a posarsi con leggerezza sulle ganasce predisposte sulla prua.
I giornali gli dedicarono ampio spazio e molte foto si possono vedere nell'archivio Carbone che sta digitalizzando tutto il suo fantastico archivio.
E la nave salpò e riportò dopo un anno la Pietà sana e salva. Da allora non si è più mossa, anzi le hanno messo anche un cristallo davanti, dopo che un pazzo la sfregiò a martellate.
Nessun commento:
Posta un commento