Nisida

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lunedì 25 agosto 2014

Quando i migranti eravamo noi

Chi crede che i razzisti tipo Salvini siano solo al nord si rassegni, anche l'accogliente Napoli non ne è immune.
Oggi ho assistito ad un'amabile chiacchierata tra amici in cui si criticava ferocemente l'operazione Mare Nostrum. Dicevano che era giusto salvare vite umane, sì, ma entro le acque territoriali. Che gli altri affogassero pure, non erano fatti nostri. Ed elogiavano i maltesi, che i fatti loro se li fanno e come e rimpiangevano persino gli accordi Berlusconi-Gheddafi che con un po' di soldi ci risolvevano il problema.
Noto con un certo avvilimento che non mi va più di interloquire: sono rimasta tutto il tempo in un doloroso silenzio. Un tempo mi sarei fatta una di quelle belle litigate da lasciare il segno.
E pensavo al mio caro Peppe Barra che in un'intervista, parlando degli immigrati, ha detto queste parole:
"Devastano tutto e portano solo criminalità e prostituzione, qui ormai la gente ha paura".
Perché prima Napoli era l'Eden, forse?
In realtà è questo il clima che si respira in città, se anche una persona come Barra, pacifico e tollerante, ha fatto queste dichiarazioni.
E dimentichiamo che un tempo anche noi siamo stati migranti, e lo siamo ancora, anche se è cambiata la tipologia. Non si va più via con la valigia di cartone col treno del Sole ma con l'aereo e una laurea in tasca.
Negli ultimi due anni si calcola che circa 100.000 giovani abbiano lasciato l'Italia (dati ufficiali dell'Aire). E se si considera che molti italiani non comunicano all'Aire i loro spostamenti, il quadro potrebbe essere anche peggiore.
E Renzi dice ai giovani di non andarsene, dopo che i buoi sono scappati e le stalle ormai sono vuote.

2 commenti:

  1. Il razzismo alligna nei soggetti più insospettati, io penso che quasi nessuno di noi ne sia veramente immune; reagire in modo razista alle difficoltà e ai mille problemi che comporta la coabitazione è la cosa più facile da fare.

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  2. Come sempre è facile dire che gli italiani non sono mai stati un popolo razzista! Invece ė solo all'atto pratico che abbiamo l'opportunitá di capire di che pasta siamo fatti. Negli anni 70 potevamo dire di non essere razzisti solo perchè non ci si presentava la situazione concreta per rivelare a noi stessi di che egoismi soffrivamo. Oggi che quotidianamente ci confrontiamo con gli immigrati ecco che scopriamo di essere non solo razzisti, ma gretti e chiusi alle ragioni dell'altro. Questo se da un lato ci fa rabbia, dall'altro ci mette addosso una gran tristezza .... Almeno secondo me questo ci sta capitando. Scopriamo di non essere più un popolo giovane, pieno di energie e capacitá di ascolto. Oggi siamo come quei vecchietti che passano il tempo a contare le monete messe da parte e a guardare con sospetto ogni forestiero che entra nel nostro campo visivo. Il problema è questo. In nome di un presunto (e tutto da dimostrare) benessere raggiunto siamo restii a comprendere le ragioni degli attuali migranti. Il problema è culturale prima di tutto. Ci mancano gli strumenti per capire che la diversitá e' preludio di ricchezza e non di povertá. La Natura stessa c'è lo dovrebbe insegnare. Ma noi non la intendiamo. E' al contrario l'omologazione e l'isolamento a portarci a una stasi pericolosissima. E' il rinchiudersi che porta arretramento. Lo capiremo un giorno?

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