Nisida

Nisida

domenica 14 agosto 2011

14 AGOSTO 2011

Una volta i cattolici digiunavano per la ricorrenza della madonna Assunta.
Oggi, digiunano i radicali e con loro tante altre persone, per ricordare l'indegno trattamento, assimillato alla tortura, cui vengono sottoposti migliaia di detenuti. Per tacere poi dei cosiddetti "manicomi criminali".
L'articolo di Sofri su Repubblica fa riflettere sulle variegate situazioni, compreso il costo di un pasto per detenuto, quasi uguale a quello dei senatori (il costo soltanto, ovvio).

Digiunare per le carceri
di ADRIANO SOFRI
Oggi migliaia di persone, migliaia forse, non mangiano e non bevono perché si vergognano delle nostre carceri; per essere vicine a chi ci vive e ci muore; per ridurre il debito pubblico della giustizia, più schiacciante di quello del Tesoro. Lo so, i paragoni sono insidiosi. Eppure bisogna leggerli affiancati, il famoso menù del Parlamento e l'ignorato menù delle galere, l'unico che lo batte per la convenienza: 3,8 euro per detenuto, colazione, pranzo e cena.
Ferragosto, feriae Augusti, spiegano i dizionari. Poi c'è l'etimologia penitenziaria: l'agosto dei ferri battuti, di grate, cancelli, blindate, catenacci, dei ferri roventi. 67 mila persone, oggi, nello spazio che ne terrebbe, "ristretti", 43 mila. Immaginate: gli urli, i silenzi attoniti, le agonie, l'astinenza, i cessi a vista, l'acqua che manca, il sangue che corre, quelli che sono pazzi e quelli che diventano pazzi, che aggrediscono e che si feriscono, quelli che sniffano la bomboletta per morire o muoiono per sniffare, e non lo sanno più, quelli che pregano rivolti alla Mecca e non gli basta lo spazio e quelli che pregano Cristo e quelli che non pregano, quelli che si masturbano a sangue e che tossiscono a morte e ingoiano lamette e batterie e gridano nel sonno. Si smette di cercare parole forti per la speranza di muovere qualcosa, nemmeno questo è più affare dei sommersi. Provvedono le autorità. "Tortura", la chiamano così alti magistrati e illustri cattedratici. "Una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a togliersi la vita - di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo. Evidente è l'abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale" - così ne parla il Presidente della nostra Repubblica, appena qualche giorno fa. "È una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita, e dalla quale non si può distogliere lo sguardo". Non ne distogliete lo sguardo, almeno oggi, vigilia dei ferri di agosto. Nello stesso incontro solenne, al Senato, che ha radunato su impulso di Pannella e dei suoi le più alte autorità, si sono sentite voci unanimi e drastiche, dal Primo Presidente della Cassazione in giù, di quelle che tolgono il mestiere ai denunciatori cronici dello scandalo. Come fa un detenuto a gridare all'orrore se perfino le circolari ministeriali gridano più forte di lui? Quel Primo Presidente protesta che si ricorra alla galera preventiva per essere sicuri di fargliela pagare, anche se saranno assolti. I reati diminuiscono e il numero dei detenuti sale alle stelle. Il Ministero della Giustizia, si fa a gara per non averlo, si fa carriera a lasciarlo. Più del 40 per cento dei detenuti ammucchiati in quella discarica non differenziata aspettano un processo. Un gran numero ci sconta pene irrisorie. "Nuove" leggi, una più assurda, pubblicitaria e feroce dell'altra, stivano migliaia di persone nelle celle, perché hanno a che fare con la droga, perché sono straniere e povere, per una norma sulla recidiva rinnegata dallo stesso Cirielli firmatario, sicché ora si chiama pazzescamente "ex-Cirielli", e ha largamente abrogato la civile legge Gozzini.
Nel luglio 2006 ebbi qui una affettuosa e tesa discussione con Eugenio Scalfari a proposito dell'indulto. Auspicavo indulto e amnistia, e non mi capacitavo che la paventata (e nella pratica irrilevante) applicazione del beneficio a Previti bastasse a farlo negare alle migliaia di sventurati senza nome. Scalfari era a sua volta favorevole a indulto e amnistia, ma pensava che la loro estensione ai reati di corruzione e concussione offendesse troppo gravemente l'etica pubblica. Non c'era un vero dissenso fra noi, se non per la misura di ciò che ci stava più a cuore, così da far pendere la bilancia di qua o di là. Il costo che Scalfari sentiva inaccettabile era del resto la condizione per la quale Forza Italia avrebbe votato l'indulto. Spero ancora che a distanza di tempo si tragga un bilancio di quell'episodio, che valga per il futuro. L'indulto senza l'amnistia non avrebbe alleggerito il carico milionario di processi accumulati senza speranza, e anzi l'avrebbe aggravato, costringendo a celebrarli a vanvera. La campagna furiosa sollevata contro l'indulto rese impronunciabile la parola amnistia, che ne era il necessario complemento. Le ragionevoli preoccupazioni che l'indulto mettesse fine ai processi per la Parmalat o per la corruzione calcistica non si sono avverate, mi pare. Quanto al fosco e compiaciuto malaugurio di tanti sul fatto che i liberati in anticipo per l'indulto sarebbero presto tornati a riempire le galere, non è avvenuto affatto, né l'impennata di reati pronosticata: fra chi usufruì dell'indulto, come fra chi usufruisce di pene alternative, la percentuale di recidiva è molto più bassa. Infine - ma non è l'argomento minore - la virulenta campagna contro l'indulto unì forcaioli di destra e di "sinistra", se quella è una sinistra!, facendone il primo e decisivo passo verso l'affossamento del governo Prodi. Prodi stesso, e Napolitano, furono tra i pochi a difendere il provvedimento, che i più fecero a gara a ripudiare, come avevano fatto a gara ad applaudire Giovanni Paolo II che lo invocava. In questi giorni guardo ammirato dei forcaioli di allora (e di sempre, ma ora più attenti a mostrarsi sensibili ai "poveracci" sui quali sputavano) fare il tifo per i looters di Tottenham, poveracci.
Pannella, e con lui chiunque conosca il problema - sono tantissimi, grazie al cielo, ad adoperarsi per questo, associazioni, sindacati di agenti, operatori civili, direttori di carceri, studiosi, volontari - sa che l'amnistia non riguarda tanto il mucchio dei detenuti, ma la giustizia e i suoi amministratori, che non vogliano tenere in piedi il simulacro dell'obbligatorietà dell'azione penale in cambio delle migliaia di prescrizioni per chi ha soldi e avvocati. Napolitano ha detto che per questa "questione di prepotente urgenza" la politica non può "escludere pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rivelarsi necessaria". Il digiuno di oggi si propone anche una convocazione straordinaria del Parlamento. Se sembri una richiesta troppo lussuosa per qualche centinaio di migliaia di detenuti e affezionati, si faccia almeno una sessione ad hoc per il confronto dei menu: 3,8 euro per tre pasti giornalieri, è un programma appetitoso.

5 commenti:

  1. Non so da cosa dipenda il fatto che l'Italia è l'unico esempio di paese in cui una parte della sinistra è irrimediabilmente manettara.
    Come se avessero acquisito la certezza che il carcere, così com'è, serve a qualcosa.
    Ovvero : come se avessero disimparato la lezione dei provvedimenti giusti ma difficili, da promuovere  a qualsiasi costo. Senza questa lezione divorzio e aborto sarebbero ancora in mens dei con tutte le conseguenze in termini di disagio sociale che ciò avrebbe comportato.
    L'indulto fu lo spartiacque tra chi aveva un'idea di politica e chi ne aveva tutta un'altra.Un bell'indicatore per gli scettici  che cercano col lanternino le differenze tra destra e sinistra.
    Non ci si può ricordare dei detenuti ogni quindici di agosto. Bisognerebbe continuare tutto l'anno, mordendosi magari la lingua o i polpastrelli quando a seguito di campagne di stampa vergognose, si disprezzano leggi di civiltà come la Gozzini .
    L'ammnistia era il naturale complemento dell'indulto ma solo a parlarne si strillava all'eresia preparando le fascine per i reietti.
    Più pulp invocare la galera per tutti.
    Allora mi spappolai il fegato ma sarei già pronta a giocarmi quel che ne resta per l'ammnistia : in mancanza di riforme strutturali è l'unica soluzione.
    ( ah dimenticavo ...la gara per l'affidamento delle mense carcerarie si effettua al massimo ribasso, credo sia l'unico esempio di mensa collettiva che mantiene questa modalità)

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  2. mah... penso che anche quella degli ospedali risponda agli stessi criteri, tanto che spesso si presenta una sola azienda.

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  3. Per le carceri è in gara la sola fornitura delle merci, in qualche caso la confezione, non la distribuzione che ovviamente non può essere fornita da estranei.
    Per gli ospedali c'è confezione e distribuzione ma lì nella maggior parte dei casi si ricorre al centro di cottura. Solo grosse realtà industriali possono affrontare gli ospedali e soprattutto i tempi di pagamento geologici.Il fatto che si presenti una sola azienda spesso sottace accordi di mercato in cui si spera vivamente che l'Istituzione non metta la zampa.
    Comunque la buvette del Parlamento non è il solo scandalo.Altre buvette sono nei ministeri, dove i papaveri non possono mangiare insieme alle papere e dove  la distruzione della spigola alle mandorle è all'ordine del giorno insieme all'ampolla dell'olio del Governatore di Banca d'Italia che dev'essere rinnovata ad ogni pasto.Per contratto.

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  4. chissà.. magari un giorno qualche giornalista sfaccendato potrà scrivere di un viaggio alla maniera di Soldati nell'universo delle mense e dei privilegi accordati a miriadi di personaggi e categorie di cui senato e camera sono solo la punta dell'iceberg. Viaggio nell'Italia sprecona che bicavva alla facciaccia nostra.

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  5. Un titolo potrebbe essere "  E' tutto un magna magna".
    Intorno agli appalti si scatenano gli appetiti che sappiamo, mentre il  cibo libera  istinti primordiali  tra voracità e rapina .Il combinato disposto crea un effetto micidiale e a tratti  comico.
    A leggere  certi contratti di somministrazione c'è di che farsi una cultura sul meglio dell'istinto rapace e piccolo borghese in cui siamo immersi.
    Vogliamo parlare del vasellame in finto argento di certe buvette?Delle crestine e dei guanti bianchi alle cameriere?
    Sempre in un luogo di lavoro siamo, anche se i lavoratori in questione sono ministri o funzionari o tecnici giapponesi in visita.
    Più che un giornalista servirebbe una pattuglia di funzionari perbene, poichè la vera notizia è la seguente : un appalto truccato si riconosce ad occhio nudo, basta un minimo di conoscenza dei meccanismi di mercato e una lettura non superficiale delle carte.
    Battere la corruzione si può.Il fatto è che non si vuole.

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