Nisida

Nisida

sabato 18 luglio 2009

CANDIDUM SORACTE

Vides ut alta stet nive candidum              
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
fluminaque constiterint acuto.
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimium Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras, fuge quaerere, et
quem Fors dierum cumque dabit, lucro
adpone nec dulcis amores
sperne, puer, neque tu choreas,
donec virenti canities abest
morosa. Nunc et Campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intimo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.


Vedi come il Soratte si leva biancheggiante di molta neve, né ormai reggono al peso le selve sovraccariche, e i fiumi stanno fermi per il ghiaccio pungente. Discaccia il freddo, o Taliarco, riponendo legna in quantità sul focolare, e cava più largamente dall’anfora sabina il vino di quattro anni. Rimetti ogni altra cura agli dèi, per opera de’ quali, cessate appena le battaglie dei venti sul procelloso mare, né gli annosi cipressi, né gli orni hanno più alcun fremito. Non domandarti quel che sarà per accadere domani e qualunque altro giorno ti concederà la sorte, tienilo per un guadagno; né disprezzare, giovane come sei, i dolci amori, né le danze, finché dalla tua fiorente età è lontana la bisbetica vecchiezza. Adesso ti siano cari il campo di Marte e le piazze, e i discorsi a voce bassa sul far della notte si rinnovino all’ora stabilita; e si rinnovi anche il riso piacevole della fanciulla, il quale la tradisce, mentre si nasconde nell’angolo più remoto, e il pegno che tu le strappi dalle braccia o dal dito, che resiste debolmente.
Questa ode in cui Orazio parla del monte Soratte, dedicata a Taliarco mi viene spesso in mente quando passiamo sull'autostrada per l'uscita Ponzano/Soratte diretti ad Orte.
Finchè una volta abbiamo deciso di fermarci e di andare a vedere la Riserva Naturale del Soratte, che si erge solitario nella valle del Tevere, visibile da tutti i paesini circostanti.
Fa parte del comune di Sant'Oreste, da dove si dipartono alcuni sentieri che portano fino in cima dove si trova il monastero di Santa Maria delle Grazie.

         

Il Soratte e’ stato anche chiamato il monte di Mussolini, in quanto il profilo del monte, visto da Magliano Sabina, ricorda l’immagine della testa del Duce con un elmetto in testa.



   

2 commenti:

  1. Bello questo posto. Curioso il profilo del monte, anche se mi sembra più un indiano sioux...:-)
    Buon w.e.

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  2. nel Lazio hanno fantasia, Beppe. Anche il Circeo dicono abbia il profilo di una donna sdraiata, qualcuno pensa alla maga Circe.

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