Nisida

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mercoledì 22 novembre 2006

Napòlide e dimissioni: due diversi modi di vivere Napoli


Napòlide è il titolo di un libro di Erri De Luca, scrittore napoletano che dice:
"Vengo a Napoli senza il verbo tornare".
Quella Napoli città antica, dove De Luca non è piu’ tornato, perchè come lui stesso dice “Chi si è staccato da quel luogo viene espulso dalla città ed io me lo sono procurato da solo perchè sono andato via di mia volontà. Per questo io posso tornare a Ischia, a Mantova, a Capri ma a Napoli non posso tornare, ci posso solo andare, sono un napòlide, la città ha ragione e non perdona il distacco: chi non c’era ora non c’è, e così è decaduto il mio diritto di cittadinanza".

E poi c’è Antonio Guarino, professore di diritto romano alla Federico II di Napoli, che ama spesso esprimersi in termini paradossali e che in un’intervista al Mattino ripresa poi sul Corriere del mezzogiorno, dichiara di dimettersi da cittadino napoletano.
Dimissioni che non prevedono però la fuga da Napoli, il “fujtevènne” di Eduardo o di don Rapullino.

Ne ha per tutti il vecchio professore.
Per Bassolino e la sua scelta del silenzio, eticamente e giuridicamente sbagliato, di fronte alle critiche alla sua amministrazione. Meglio la reazione e in certi casi l’ammissione del torto.
Per la Iervolino che si indigna e minaccia citazioni a programmi televisivi anzichè prendere nota delle critiche dei cittadini, molto spesso pubblicate sui giornali.
Il difetto di base, secondo Guarino, sia della Regione che del Comune è di non curarsi affatto del loro dovere di rendere conto del loro agire direttamente ai cittadini.
I cittadini per questi due enti pubblici non contano.
E ne ha anche per il cardinale Arcivescovo che piuttosto che incitare i suoi parroci a darsi tutti (e non solo alcuni) una mossa, ha proposto una giornata di digiuno e preghiera in cattedrale.

13 commenti:

  1. Io sto con Guarino.
    E poi di deve tornare torni. I santi stiliti hanno fatto il loro tempo.

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  2. a me piace Guarino, lo leggo sempre quando scrive sui giornali. Una di quelle persone lucide che qualcuno dovrebbe tenere in buona considerazione. E invece diventa un grillo parlante a cui tirare martellate.

    E poi c'è gente che è andata via da Napoli ed è come se non se ne fosse mai allontanata.

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  3. "non lo so", direbbe valentina. ha sempre detto questo. al contrario questa fidanzata ha sempre una risposta per tutto. almeno per tutto quello che può essere datato dal 1940 in poi .

    ad ogni buon conto, rileggo questo post e continuo a ripetermi: "non lo so".
    forse il problema vero è questa cazzo di cultura greca, che ci portiamo dentro per averla respirata per strada, insieme al fetore di monnezza ed all'afrore del vicino di autobus (che 9 volte su 10 ha il sentore inconfondibile di chi non ha nemmeno un ricordo d'infanzia del sapone). questa cazzo di forma mentis che ti fa cittadino della tua città ovunque madonna ti trovi, e ti consente di girare schifato per Berlino guardando i crucchi azzuppare bockwurst nel caffellatte e bere cappuccino con gli spaghetti a vongole, e commentare serafico "questi STRANIERI non sanno mangiare".
    eh già. quelli di fuori sono sempre I BARBARI, pure se mò vivo in un buco fetente di una periferia schiattata della più meravigliosa tra le capitali europee...questi sò barbari, quando i miei antenati costruivano templi di marmo questi si pittavano ancora la faccia di blu...

    "non lo so" se quando entro a napoli ci vengo o ci torno. so che pure io me ne sono andato consapevolmente. ma sò pure che la mia cultura mi fa cittadino in un mondo di barbari, dovunque posi il culo per riposare...

    chest'è...

    El Secretario

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  4. dice Erri De Luca:
    "Presi posto al finestrino e restai fisso a guardare fuori la processioone del mio addio. Mentre mi staccavo la città mi finiva sotto pelle, come quegli ami da pesca che entrati dalle ferite, viaggiano nel corpo inestirparbili".

    Credo che in questo abbia ragione. Noi ce l'abbiamo davvero dentro questa città e la respiriamo anche quando siamo via. Prima per me era una sfida, ogni volta che andavo via ero felice, volevo mettermi alla prova ma poi tornavo, tornavo sempre. Ora ho smesso.

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  5. La vedo diversamente (e te pareva!).
    Sono andata via da Napoli nel 1992 (azzo! Sono già 14 anni!allora so vecchia?!) e da allora esporto il "made in Naples" nel mondo. Intendiamoci non la pizza e il mandolino e nemmeno la tazzulella e cafè con la muzzarella 'ncoppa (ricordate la grande gag di corrado guzzanti?), no per carità! Non è il fatto di avere origini greche che mi rende orgogliosa quanto piuttosto la forza di avere dentro di me una piccola percentuale di questa grande città. Detesto chi rinnega le proprie origini e ne prende le distanze. Ognuno di noi, napoletani espatriati, è, nel suo piccolo, quello che è anche perché è nato a Napoli o forse proprio per questo. L’energia vitale, l’importanza della filosofia, un profondo senso civico di rispetto delle persone, l’amore per la natura, il senso estetico sviluppato, il gusto della comunicazione, tutte queste cose io le ho imparate a Napoli e fanno parte di me. Sono fiera di essere nata a Napoli e come fosse mia mamma la difenderei con le unghie e con i denti. Chi non ci è nato nun po’ capì, faciteme o piacere…..
    La mia città dolorante ha bisogno di speranza e spirito costruttivo non di lagne e lamentele. Questa speranza unita alla voglia di fare sta dentro ognuno di noi, che si viva in loco o fuori. Sento in giro parole denigratorie contro noi stessi, ma è profondamente ingiusto e fondamentalmente patetico.
    Certo è dura, ma chi non ha le palle lasci perdere allora, invece di insultare se stesso e la propria storia, che è storia della città.
    franci

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  6. Io non voglio andarmene né voglio dover andarmene.

    Difficilmente me lo perdonerei.

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  7. tutto giusto quel che dici, franci.
    Ma non ho capito: da chi la vedi diversamente?
    :-)

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  8. Sarà che sono accecato da tutta questa napolanità, ho letto troppo probabilmente, sarà che avevo cominciato un commento che poi poteva diventare un saggio intimista ed è stato meglio cancellare tutto, alla fine mi sono chiesto se avevo capito bene.
    Non riesco a capire e mi domandò cos'è questa diversità napoletana da magari Milano, Palermo, a me sembra un contemplare costantemente il castello locale e dirsi quanto è bello quel castello, come curiamo bene la sua antichità, si vabbè il castello è bello, ma che vogliamo passare la vita a visitare sempre quello?

    Lazybones

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  9. no, lazy
    è solo per dire che non possiamo essere diversi da quel che siamo, ovunque siamo.

    Io capisco che forse la "napolanità" che viene fuori dal mio blog a volte possa anche disturbare, ma questo non vuol dire che non si possa essere critici, pur vivendoci. Non ci nutriamo di sole, pizza e ammore e tricchetettrà. Qui mi piace dar voce ad aspetti anche diversi ma in effetti i due che ho citato nel blog sono personaggi di di tutto rispetto a Napoli. E che in fondo analizzando bene non dicono cose molto diverse tra loro.

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  10. da quelli che pensano che una volta andati via poi venire a napoli è quasi un viaggio in una città estranea, secondo me è una piccola parte che ritorna al tutto.
    Pensavo fosse chiaro....

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  11. ah si, i santi stiliti di rochentèn.
    No, franci, ero in dubbio, percio' ho chiesto.

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