Nisida

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sabato 6 marzo 2021

Infarto e pandemia

 Una cosa che non potrò mai dimenticare è non aver potuto abbracciare mio figlio uscito dall’ospedale. Siamo stati costretti a stargli alla larga per non metterlo in pericolo e ce ne siamo tornati a Napoli mogi mogi e adesso lo guardiamo in videochiamata.

Ha avuto un infarto mentre nuotava in piscina ma non si è capito perché sembrava un dolore gastrico, non riconosciuto ne dal medico di base ne dall’illuminato professore del Campus di Roma che voleva fargli una gastroscopia. Finché un gastroenterologo dell’ospedale dei Castelli lo ha spedito dal cardiologo che a sua volta lo ha spedito subito al pronto soccorso di Tor Vergata in codice rosso. E nel frattempo si era tenuto l’infarto per quindici giorni.

All’unità coronarica gli hanno fatto una coronografia e applicato due stent, e la cosa sembrava finita lì. E invece, mentre stavano per dimetterlo è andato in arresto cardiaco e lo hanno defibrillato. Dopo diversi giorni passati a valutare il da farsi, se impiantare un defibrillatore, un pace maker o nulla, hanno deciso per il defibrillatore. E così dopo alcuni giorni è tornato a casa con una specie di vademecum di questo lo puoi fare, questo no, più una decina di pillole che gli scandiscono la giornata. A seguire, appuntamenti prefissati per controlli vari. 

Tutto questo stando da solo, con noi che stavamo in attesa delle telefonate dei medici che ci dessero notizie sulle condizioni. E a nulla è valso il tampone che la moglie aveva fatto: in ospedale non hanno alcuna fiducia di quelli antigenici. Non si entra.

Inutile dire che non si capisce il perché di tutto questo. Mio figlio è uno sportivo, nuotatore professionista e come tale ogni anno fa tutti i controlli cardiaci al CONI. Lo aveva fatto a ottobre, va a correre e in bicicletta e durante il lockdown ha comprato la cyclette. Ha un’alimentazione sana e lo hanno valutato paziente non a rischio. E allora, perchè? 

Ora dovrà affrontare un lungo periodo di riposo e questo per una persona iperattiva è un gran bel problema. Tutto questo mentre le regioni continuano a rimanere chiuse e chissà quando potremo rivederci, bambini compresi.



2 commenti:

  1. Tanti cari abbracci e auguri di pronta guarigione al figlio,
    buone cose Jené, siamo in un momento folle ma vedo che tu sei sempre la solita ganzissima :)
    Carolina

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  2. Ciao Carolina, grazie per l’augurio, ci serve proprio. È stato davvero un incubo

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