Nisida

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martedì 14 marzo 2006

‘O CASTAGNARO

La zona dove abito è per metà medio borghese e per metà popolare. Convivono piccoli negozi e supermercati, con soddisfazione per entrambi a quanto pare. Sembra un paesotto inserito in un quartiere densamente abitato.
Stamattina vicino all’ingresso della Banca c’era un cartello di lutto. Si avvertiva che le esequie di Michele ‘o castagnaro si sarebbero tenute domani mattina.
E me lo ricordo pure questo castagnaro, che esercitava nei pressi della chiesa e che la domenica quando non c’erano le castagne vendeva noccioline americane, ceci, semi di zucca, che a Napoli viene chiamato ‘o spassatiempo e aveva pure il fischietto regolamentare.
Quasi sempre la D.M. la domenica scende a prendere il giornale e porta su anche una busta di noccioline.
Ci sono anche vari altri personaggi conosciuti con i soprannomi.
Una si chiama Graziella, ma è meglio nota come la piccola fiammiferaia. E’ una matta tranquilla, assistita dai vicini, che spesso sta seduta su una panchina e chiede l’elemosina ai passanti. Tutti lo sanno che appena ha racimolato qualche moneta va di corsa dal tabaccaio a comperare i fiammiferi e, tornata alla panchina, comincia ad accenderli uno dopo l’altro, con uno sguardo felice non molto dissimile dalla bambina della fiaba.
Mi piacerebbe sapere cosa ci vede in quelle fiammelle.
Poi c’è un altro matto, Nicola, che veste con pigiami o tute che gli dà la chiesa. Ogni tanto viene a bussare alle porte del mio condominio e chiede dei soldi per pulire la parte sottostante del palazzo che affaccia su una strada cieca. Fatica come un pazzo (è il caso di dire) e dopo lo vedi seduto su uno dei cornicioni a scolarsi allegramente la birra che si è guadagnata con il suo lavoro.
Infine c’era un sordomuto, Giulio, che viveva all’albergo dei poveri e tutte le mattine prendeva il bus e saliva al Vomero, mettendosi fuori alla chiesa di Sant’Anna. Me lo ricordo sempre uguale da moltissimi anni. Viveva di piccole elemosine e le suore gli davano da mangiare.
Quando è morto, l’anno scorso, quelli che lo conoscevano portarono tanti fiori e qualcuno scrisse una poesia, che ora, ricopiata su una piastrella, è stata appesa al muro dove Giulio è stato appoggiato fino alla morte.
Gli volevano bene e così ogni volta che passiamo di là ci ricorderemo di lui.

9 commenti:

  1. ecco cosa si intende per umanità di una città ... storie e personaggi di questo genere non esistono se non napoli. Ecco perchè il razzismo da noi non attecchirà mai ...ci sono si quelli che votano la destra ma un calderoli da noi non può nascere e "pascere"

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  2. ps
    scusa la curiosità ...forse l'hai spiegato tempo fa ...e non ti leggevo ancora ...ma D.M. sta per Dolce Metà?

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  3. si, raffaele, D.M. sta per dolce metà ma anche per delizioso maritino, a scelta.

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  4. Nel nostro quartiere circola invece un ragazzo tutto vestito di azzurro. Va in giro con un motorino anch'esso dipinto di azzurro e si porta dietro uno stereo pitturato di....azzurro, naturalmente! un vero mito, lo conoscono tutti.

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  5. O Maronna do' Carmine..che rien vivesse 'o vascio 35 b nun l'avarria maie pienzato, giuro, nciu' nciu' quant'è vera a maronna...

    W

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  6. E io che credevo che DM fosse un pazzo fra i tanti :)
    Scherzi a parte i "pazzi" a volte sono l'unica fiamma di umanità che ancora brilla nelle nostre città.

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  7. beh il DM neanche scherza in quanto a pazzia a volte.

    conte, a volte sembrano loro i savi e noi i pazzi.
    Ne incontro spesso uno che una volta sul bus mi ha chiesto di sposarlo.
    :-)

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  8. Davvero! un giorno gli dedico un post, via...

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