INVETTIVE & GHIASTEMME
Da antiquum breviarum neapolitanum
Il dialetto napoletano è prodigo di invettive e ghiastemme varie.
Qui di seguito ve n’è un discreto assortimento che potrà essere usato liberamente nel corso della prossima campagna elettorale. Augurate pure a chi vi sta sulle palle quanto piu’ vi aggrada.
Anche io ne attingero’ a piene mani.
Chi ne avesse altre le comunichi. Il post verrà aggiornato.
Mazzate, paliatòni e guaje
Puozz’avè ‘na petriàta dint’a nu vico stritto e scuro ca nun sponta (lapidazione e tumulo tutto assieme)
T’aggia vedè ‘ncoppa ‘e grare ‘e na chiesa cu ‘a mana aperta (all’elemosina)
T’hanna fa’ a capa rognole rognole (mazzate in testa e tanti bozzi)
T’hanna accìrere pe scagno e nisciuno adda passà nu guajo (l’assassino resta sconosciuto)
T’hanna accìrere e nun t’hanna pavà (morire senza indennizzo)
Te puozze sazià ’e turreno ‘e campusanto (mangiare la terra, seppellito)
T’aggia fa cacà l’uva, l’aceno e ‘o streppone (devi pagare tutto)
Se n’ha da perdere ‘a semmenta (non dovrai avere discendenti)
Puozze ciuncà ‘e mmane (paralisi alle mani)
Puozze passà nu’ guajo niro (un brutto guaio)
Te pozzene magnà ‘e cane
A Maronna t’accumpagna ‘ncoppa ‘a sagliuta, ogne passo na’ caruta
Vari modi per dire “devi morire”
Puozze schiattà
Puozze sculà
Puozze murì ‘e subbeto
Puozze jettà ‘o sanghe
Puozze avè na funa ‘nganna (impiccato)
Puozze passà p’a loggia ‘e Genova (era un passaggio obbligato sulla via del cimitero)
Augurare un malanno
Te pozza afferrà nu pànteco
Te pozza venì nu’ riscenzièllo
I voltagabbana – chi ci ricorda?
‘O turco fatto cristiano vo’ ‘mpalà a tutte chille ca jastemmano (il turco convertito nel sacro furore vuole impalare tutti i bestemmiatori)
Non ci mancherà (sapete chi)
A chiàgnere ‘o muorto so’ làcreme perze
in occasione delle prossime elezioni ho deciso di fare appello a TUTTE LE PSSIBILI VERSIONI DEL PATRETERNO ...dal nostro Dio (classica versione con triangolo e barba lunga) , ad Allah con profeta annesso, dal Budda con panzone al Manitù degli Apachi acciocchè (te piace sto termine ...non dicano che sul web si semplifica il lessico) con appositi ed acconci interventi impediscano il verificarsi dell'evento del 2001
RispondiEliminainsomma Homo arcorensis stavolta anche DIO LO VUOLE ... (anzi al plurale)
due signore ottantenni, nostre vicine di poltrona a teatro, hanno detto parafrasando Benigni e Troisi:
RispondiEliminasignora mia, non ci resta che pregare........
A quanto vedo siete d'accordo :-))
e beccati questa ballata in ottonari
RispondiEliminae rima pascoliana
BALLATA CIVILE
Mi sono già smarrito
in feroce invettiva
odioso labirinto
perduta prospettiva
sepolcro ridipinto
ed orrore mai vinto
da sconforto lambito
Ora voglio imparare
a far veri scongiuri
ed evocar demòni
risultati sicuri
mai piu imprecazioni
urli gattomammoni
per Berlusca cacciare
Ma voi non vi accorgete
quanto poco cervello
possiede quel signore
del mondo è lo zimbello
e di tutti il peggiore
detto senza rancore
mai più gli soggiacete
Sia sempre maledetto
promesse senza onore.
vergogna disumana.
Che vita sia migliore
privando di bandana
chi giustizia profana
questo sol io precetto
Ho sentito anche questa ultimamente: "T'aggia fa' 'e mmane comm' 'e piere" (Ti devo fare le mani come i piedi!). E' senz'altro una invettiva, ma che vuol dire?
RispondiEliminaCerto che se noi napoletani mettessimo nel lavoro e nella costruzione di cose positive lo stesso spirito la nostra città sarebbe la migliore del mondo in cui vivere...
RispondiEliminaPalommella, zompa e vola, vola e zompa la' lla' lla'....
RispondiEliminabello questo brano in stile anni '50-60, jazz molto italiano, con chiara scuola americana newyorkese.
Franco Cerri e Lino patruno sono stati i migliori espositori in Italia, ma anche altri ( vorrei ricordare anche Umberto Fiorentino tra i "giovani" e Romano Mussolini ).
Queste due chitarre sono quasi certamente una Gibson o una Ibanez, e una Ovation o una Tagaminha.
Ma mi potrei sbagliare.
Mi ricorda le feste dei matrimoni degli anni '60 quando suonavano quasis emrpe brani così straordinari musicisti locali, sconosciuti alle cronache e al grande palco.
Ne ho sentito uno un paio d'anni fà, a un matrimonio, che accompagnava una cantante giovanissima e locale e suonava in solista i brani con la solita, però, batteria elettronica e piano elettrico in disc.
Lo vedevo immobile, nei suoi come minimo 70 anni e forse più, immobile, a suonare. In maniera pulita, splendida.
Bene, ho bisogno di dimettermi, anche altro, è il momento. Quando si comincia a vedere le ocse così o ci si è fatti troppo vecchi o si è nelle condizioni di aver intrapreso una strada che porta a un viale alberato con le foglie autunnali a terra.
Mi fermo un pò Rien, sù.
Una buona serata.
W
a me i "devi morire" non piacciono, né allo stadio né in politica. le invettive forbite qualche volta sì, però RIEN, di solito sei molto più costruttiva...
RispondiEliminaCarolina
carolina, che succede? noto un abbassamento del sense of humour di cui di solito fai mostra.
RispondiEliminaMolto spesso quelle frasi si usavano, perchè ormai non si sentono piu', per mandare allegramente a cagare qualcuno.
Era questo lo spirito, mi sembrava una curiosità da mostrare.
Io personalmente non ho mai augurato il male a nessuno, figuriamoci la morte.
perr Wynck
RispondiEliminaAntonio Onorato - chitarra
Angelo Farias - basso
Salvatore Tranchini - batteria
suonano fusion jazz e la settimana scorsa Onorato ha suonato con Franco Cerri a Napoli in un piccolo locale al Vomero.
Si ispira allo stile di Metheny e Frisell.
http://www.antonioonorato.com/home.php
non so, Jené. ricordo pure dei ragazzi che poi sono diventati la Gialappas, agli esordi con Bar Sport e Bar Sport Mundial a Radio Popolare. Mi facevano sganasciare, al punto che spegnevo l'audio della tv per ascoltare la cronaca fatta da loro, ma quando attaccavano con il "devi morire" (una volta pure quando un incivile aveva colpito con una biglia lanciata dagli spalti un calciatore, che finì sul serio in prognosi riservata) non li sopportavo. Più forte di me. :-)
RispondiEliminaPerò so benissimo che la sostanza non è un augurare del male, e sugli altri detti il mio senso dell'umorismo lo conservo. :-)))
Carolina
Mitico, sto libro. Ce l'ho anche io, era di papà, che era un cultore affettuoso della napoletanità (anche se era lucano). Devo rileggerlo.
RispondiEliminaSorryso
mi sono ricordata un mio amico lucano, ora scomparso, che per dire vaffanculo diceva sempre
RispondiEliminavaffà intopede... neanche so se si scrive così, ma mi faceva ridere a crepapelle, per come lo diceva con il suo accento potentino della provincia.